
Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 10 Settembre 2016
Bloccati nella notte sulla cabinovia
«Impossibile da noi»
Il guasto e i disagi accaduti sul Monte Bianco scatenano reazioni in valle sulla sicurezza degli impianti. Una comitiva malenca era in zona due giorni prima.
«Quello che è successo sul versante francese del Monte Bianco da noi non potrebbe accadere». Non ha dubbi Massimo Fossati, presidente di Anef Lombardia, l’associazione che riunisce il 90% delle imprese, sulla situazione degli impianti di risalita della provincia di Sondrio.
La questione è d’attualità dopo che cento persone sono state costrette a trascorrere la notte sospese a oltre 3.000 metri di quota. A causa di un guasto, dal pomeriggio di giovedì sono rimaste sono bloccate nella cabinovia francese che collega le stazioni dell’Aiguille du Midi (3.842 metri) a quella di Punta Helbronner (3.462 metri), al confine con l’Italia.
«Ma siamo al di là dei nostri confini – precisa Fossati, responsabile degli impianti dei Piani di Bobbio in provincia di Lecco, frequentati nelle varie stagioni di sciatori, escursionisti e ciclisti -. I nostri impianti in generale in tutta Italia sono decisamente sicuri. La sorveglianza del ministero dei Trasporti è estremamente seria ed esigente».
«Nei sistemi di sicurezza e manutenzione siamo decisamente superiori a tutto quello che succede nel resto dell’Arco alpino. Siamo più attenti di Austria, Svizzera e Francia. Ci sono dei risvolti penalizzanti per le aziende e ne va della competitività, ma noi lo facciamo volentieri, perché la sicurezza è un fattore importantissimo».
Le situazioni complicate naturalmente non possono essere escluse a priori. «Noi siamo pronti. I sistemi di evacuazione vengono testati in più occasioni durante l’anno. Questa è una delle prescrizioni del governo. Difficilmente ci può essere un guasto che blocca tutto. Ad esempio non mi viene in mente un organo meccanico che non può essere sostituito. Se si rompe il motore principale, ce n’è sempre uno d’emergenza. L’unica variabile che potrebbe mettere in difficoltà è quella meteorologica, ad esempio in caso di temporali con conseguenze sulle linee elettriche. Ma parliamo di fermate che di solito vengono risolte in brevissimo tempo».
Le regole sono molto severe anche sul piano della prevenzione di situazioni problematiche. «Ci sono protocolli sui quali non si transige, ad esempio per il limite di vento - prosegue nella sua analisi Fossati -. Purtroppo spesso diventano fonte di discussione. Ma la logica è chiara: nelle aziende ci sono tecnici e dirigenti che prendono decisioni che tutelano l’utilizzatore, anche se sono scomode. In questo processo l’innovazione tecnologica offre un costante miglioramento, ad esempio per identificare i guasti».
La sicurezza degli impianti italiani mette d’accordo imprese e rappresentanti dei lavoratori. Giorgio Nana, segretario della Filt-Cgil, martedì si trovava proprio sull’impianto del Monte Bianco insieme a una comitiva di abitanti della Valmalenco.
«L’impianto di cui si è parlato da giovedì è decisamente diverso da quelli attivi sulle nostre montagne - la sua considerazione -. Da quanto abbiamo potuto osservare, le caratteristiche strutturali sono strettamente connesse a quanto è accaduto. Giovedì, a un giorno dal rientro dalla Valle d’Aosta, abbiamo pensato di essere stati decisamente fortunati, visto che 48 ore prima dell’interruzione del servizio alcuni di noi erano sullo stesso impianto».
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