Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 23 Agosto 2022
Bambi nella nuova casa, per ora lontano dagli altri cervi. «Non li riconosce»
Dazio Il cervo di due anni era stato allevato a Chiesa È stato addormentato per consentire il trasporto
Più volte, nel primo pomeriggio di ieri, Stefano Giacomelli, veterinario dell’Ats della Montagna, ha telefonato a Fulvio Baraiolo, gerente dell’agriturismo “La Pedruscia” di Dazio, per chiedere conto dello stato di salute di Bambi.
Il cerbiatto ormai famoso in tutta Italia è stato infatti trasferito in sicurezza dall’azienda agricola di Sara Del Zoppo , in Val Rosera, a Chiesa in Valmalenco, dove è stato allevato e tenuto per due anni, all’agriturismo “La Pedruscia” di Dazio.
Sedato
Il veterinario, di stanza in Valcamonica, è esperto in fauna selvatica ed è il punto di riferimento di Ats e Polizia provinciale per questo genere di interventi: è stato lui sottoporre Bambi ieri mattina alla sedazione necessaria a permetterne il trasferimento. Ora l’animale si trova in una struttura dotata di un ampio spazio, autorizzato, idoneo alla custodia di cervi imprintati, cioè entrati in contatto con l’uomo e non in grado di vivere in natura autonomamente.
«Il trasferimento è andato bene grazie sia alla bravura del veterinario che ha praticato la sedazione e delle sue due colleghe dell’Ats referenti per la Valmalenco (fra cui Manuela Della Valle, che era salita in Val Rosera, il 27 luglio, per condurre l’ispezione in casa di Giovanni Del Zoppo, nda) - dice Italo Armanasco, referente della Polizia provinciale di Sondrio, per il territorio che, dal capoluogo, sale fino in Alta Valle - sia grazie alla collaborazione offerta da Del Zoppo stesso. Sia lui, sia il figlio, la figlia e la moglie sono stati correttissimi, disponibili, agevolandoci nei vari passaggi, piuttosto delicati, perché la sedazione non è mai banale».
Bambi, un bel esemplare di cervo di due anni, abituato com’è all’uomo, si è lasciato avvicinare senza alcun problema, è stato sedato, bendato e trasferito sul mezzo messo a disposizione da Fulvio Baraiolo, de “La Pedruscia”, e in sua presenza, portato fino a Dazio alta.
«Ci siamo fermati a metà strada, in zona Talamona - dice Armanasco - per permettere al veterinario Giacomelli di controllare Bambi e tentarne un primo risveglio e, appurato che andava tutto bene, abbiamo proseguito».
Intorno a mezzogiorno e mezza l’arrivo a Dazio, dove Bambi è stato collocato nel suo nuovo spazio di 5mila metri quadri, confinante con quello più grande da 20mila, dove ora,ci sono cinque cervi: il più adulto è Artur, 11 anni, da 10 dai Baraiolo, Merlino, 4 anni e tre cerve, attualmente in piena contesa da parte dei due maschi.
A distanza dai simili
«In questa fase non potevamo inserire subito Bambi, nel recinto grande con i due cervi in calore e le cerve - spiega Baraiolo - tenuto conto che i primi già sono in competizione per le femmine e sembra che il più giovane possa avere le meglio. In questo contesto l’inserimento non funzionerebbe. Allora per questi primi giorni, abbiamo collocato Bambi in uno spazio suo, però confinante con i cervi, di modo che possano cominciare ad annusarsi e fare conoscenza. Perché il problema è che lui non conosce i suoi simili, per cui occorre andare per gradi».
Bambi ha sempre vissuto con la famiglia Del Zoppo, per cui identifica Giovanni nella mamma, e con le capre. Ma non con i suoi simili.
«Il problema è proprio questo - dice Armanasco -. Se ora noi lasciassimo andare in natura Bambi, lui correrebbe dietro alla prima persona che incontra, perché la identifica con un suo simile. Invece deve imparare a stare con i cervi, piano piano, per quanto le coccole qui a Dazio non gli mancheranno. E Del Zoppo sa che può venire a vederlo quando vuole. Tra l’altro conosce bene il titolare e sa che, se si volesse dotare di uno spazio idoneo, grande e recintato, potrebbe chiedere l’autorizzazione ad ospitare cervi e detenerli a norma di legge».
Il problema è dato dal fatto che, una volta in calore, il cervo, per docile che sia, si trasforma, diventa competitivo. E nel caso di Bambi, il competitor sarebbe proprio l’uomo che lo ha cresciuto. Anche a “La Pedruscia” hanno già sperimentato l’approccio al cervo in calore tant’è che, in questi giorni, da Artur e Merlino, nessuno entra a piedi.
«Tutti a bordo del trattore - assicura Baraiolo - protetti, perché, i maschi, hanno perso il velluto dalle corna e sono in competizione per le femmine. Ed è molto pericoloso avvicinarsi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA