Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 16 Marzo 2021
Assise, condannato a 5 anni
Ma è caduta l’accusa di strage
La sentenza nei confronti di Gianluca Mattioli, ritenuto responsabile di danneggiamento e stalking per l’incendio appiccato l’anno scorso a Poggiridenti
Cinque anni e due mesi di reclusione per danneggiamenti e stalking. Si è concluso dopo appena quattro udienze e con una condanna importante il processo in Corte d’Assise che vedeva imputato per il reato di strage Gianluca Feliziano Mattioli 48enne di Teglio.
Un reato gravissimo, tanto che l’accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero Elvira Antonelli, aveva chiesto una condanna a 16 anni di reclusione o, in subordine, 15 anni se la Corte avesse deciso di derubricare l’accusa in tentato omicidio plurimo.
Alla fine, l’Assise, presieduta dal giudice togato Carlo Camnasio, ha derubricato il reato in danneggiamento seguito da incendio, ed ha aggiunto aggiunta la condanna per stalking e per la violazione della misura della sorveglianza speciale, condannando Mattioli, appunto, a cinque anni e due mesi di carcere.
Mattioli era accusato di avere appiccato un incendio, la notte del 15 marzo 2020, alla casa di padre e figlio, Maurizio e Michael Mottolini a Poggiridenti, che venne fortunatamente spento senza conseguenze. Un rogo all’ingresso dell’abitazione tramite inneschi artificiali con la conduttura del gas e al contatore posti all’esterno dello stabile abitato dalla famiglia, vicina ad altri edifici. Per l’accusa v’era l’intenzione di ucciderli, da qui la contestazione del reato di strage strage, formulata dal pm Elvira Antonelli che ha coordinato le indagini dei carabinieri.
via Caimi, e per il momento vi resterà: la Corte d’Assise ha infatti negato la scarcerazione.
«Ho sostenuto in aula che non fosse possibile parlare di strage - commenta dopo la sentenza il difensore Giuseppe Romualdi - e il nostro perito di parte ha ben spiegato come quel sistema di inneschi non potesse dare vita ad un incendio pericoloso, si è trattato di un rogo di minima entità subito domato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA