Alloggi popolari: offerta insufficiente e liste d’attesa in aumento

Alloggi di edilizia popolare vuoti in attesa di assegnazione, altri in attesa di ristrutturazione. Case del mercato privato sfitte perché incapaci di intercettare i bisogni reali. E però liste di attesa per un appartamento Aler che crescono.

La povertà abitativa è una delle emergenze maggiori degli ultimi anni, anche in una città relativamente piccola come Sondrio. Il caso di cronaca della coppia di homeless valtellinesi che ha occupato prima un garage e poi un appartamento in una delle Torri alla Piastra a Sondrio è solo l’ultimo e il più eclatante di un fenomeno in crescita.

Il patrimonio abitativo di “case popolari” risulta largamente insufficiente a dare risposte a chi ha difficoltà a pagare affitti mensili di 200 euro - il 40% delle domande di alloggi si colloca in condizioni di indigenza (nuclei familiari con Isee inferiore a 3.000 euro). Lo scarto tra la domanda e l’offerta è elevatissimo: a fronte di una domanda che si attesta annualmente intorno alle 200 (media degli ultimi 5 anni) le assegnazioni oscillano tra le 20 e le 25 all’anno, circa il 10% dei richiedenti per una fame di case che resta in gran parte insoddisfatta. I numeri dell’ultima graduatoria dell’Aler, relativi al solo mandamento di Sondrio, dicono 185 richieste in attesa. Altre 90 le domande nel Morbegnese, 38 in Valchiavenna e 37 nel Tiranese.

Secondo gli ultimi dati (aggiornati a febbraio) gli alloggi disponibili per l’affitto tra Sondrio e provincia sono cinque, più altri 19 la cui disponibilità è in divenire. E’ evidente il gap tra domanda e offerta. Un problema che riguarda l’intero territorio lombardo dove, secondo la denuncia fatta dal Pd regionale, nel 2023 si contavano 32.536 alloggi di edilizia popolare vuoti: 22.496 dell’Aler di cui 10.364 solo a Milano e 3071 relativi all’Aler di Bergamo, Lecco e Sondrio. Quelli liberati solo nel 2023 sono 3.556, una cifra che non si discosta molto da quella del 2022 che era pari a 3.996. Trecentocinquantaquattro per l’Aler di Bergamo, Lecco e Sondrio.

Molta della criticità secondo il Pd è dettata dalla legge regionale che ha allungato i tempi per le assegnazioni, a fronte però di una richiesta in costante aumento.«Il numero di alloggi vuoti è assolutamente impressionante, mentre migliaia di persone sono senza casa - dice Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd in consiglio regionale e responsabile nazionale diritto alla casa -. Mancano piani per la riqualificazione e la rigenerazione urbana, bisogna affrontare il tema degli affitti brevi e certamente non azzerare il fondo per il sostegno agli affitti». Secondo l’assessore regionale alla Casa e Housing sociale, Paolo Franco però i numeri non sono corretti: «Quasi la metà delle case che si definiscono ’sfitte’ sono in realtà in fase di assegnazione. Dei circa 13.571 alloggi Aler denunciati come ‘sfitti’ (gli altri sono dei Comuni), in realtà 5.778 sono già in fase di assegnazione o lo saranno a breve una volta terminata la ristrutturazione programmata».

Al di là della polemica politica, il problema rimane. Basta rimanere in Valtellina per capirlo. L’ambito sondriese, il più popoloso ed esteso in superficie territoriale, conta poco meno di 1.000 alloggi pubblici, in larga parte presenti nel capoluogo, una dotazione media al di sotto dei parametri di riferimento regionale e nazionale. Il patrimonio è prevalentemente di proprietà dell’Aler (92,8% del totale), mentre quello comunale è al di sotto delle 100 unità, per l’esattezza 70 quelle presenti in città, complessivamente il 7,2% nell’intero ambito. Il rischio di esclusione abitativa sembrerebbe riguardare un numero di famiglie più elevato rispetto a quelle che si rivolgono all’edilizia pubblica perché tra le 200 che fanno domanda di accesso all’Aler senza possibilità di assegnazione, l’82% ha un Isee inferiore a 8.000 euro.

Un quadro complessivamente a tinte fosche che indica la necessità di raggiungere nei prossimi anni la cifra minima di 40 assegnazioni all’anno di alloggi pubblici e di allargare il patrimonio abitativo pubblico di almeno 100-150 alloggi con i Comuni chiamati a mettere in campo azioni di sostegno della proprietà privata per valorizzare il patrimonio inutilizzato e renderlo disponibile, a prezzi calmierati.

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