Al Pronto soccorso
«Fuori per ore
con dolori e febbre»

La denuncia: «Come un campo profughi Dopo 7 ore siamo andati via. Meglio Sondalo»

Sondrio

Ore in attesa al pronto soccorso di Sondrio, persone accampate fuori in attesa, sedute a terra, anziani e non solo con dolori e febbre costretti ad aspettare a lungo, fino a notte fonda.

Una denuncia a dir poco drammatica quella di Silvia Vanotti, mamma sondriese che ha deciso di raccontare il suo, e di tante altre persone, calvario all’ospedale cittadino pochi giorni fa.

Passavano solo le ambulanze

«Alle 18.45 di domenica scorsa ho accompagnato una persona con ciste pilonidale, un problema molto doloroso, infezione estesa e febbre – racconta Silvia, che ha affidato anche alla sua pagina Facebook un resoconto dettagliato della brutta avventura al Pronto soccorso sondriese -. All’esterno del pronto soccorso c’erano varie persone in coda, chi seduto lungo la discesa, chi per terra chi in piedi, si scoprirà, poi, da ore. Alle 19.30 il paziente che accompagnavo è stato registrato presso l’ospedale. Alle 20 tra le persone in coda c’era anche una signora di 90 anni, poi è arrivato un signore con una ferita alla mano, uno con una ustione ad un braccio. Alle 23 la signora di 90 anni ha iniziato a non sentirsi bene per la lunga attesa e un’ora dopo, a mezzanotte, è stata riportata a casa, esausta, dai parenti».

Stando al racconto di Silvia, non sarà l’unico paziente a decidere di rinunciare alle cure. Anche il signore con la ferita alla mano, infatti, tornerà a casa poco dopo.

«All’interno del pronto soccorso c’erano molte persone in attesa ma praticamente nessun operatore – prosegue nel suo racconto -. Nessuno dei pazienti viene visitato, è stata data giustamente la precedenza a chi era arrivato in ambulanza. All’una di notte la situazione appariva surreale, alle 2 l’esterno del pronto soccorso sembrava un campo profughi».

Poi aggiunge: «Il paziente che ho accompagnato, dopo 7 ore con febbre, in mezzo a tutti gli altri pazienti , senza quasi riuscire a sedersi, con dolori,e senza aver avuto nemmeno una Tachipirina, all’arrivo dell’ennesima ambulanza ha deciso di tornare a casa. La ragazza in sedia a rotelle arrivata con lui e alle 2 non ancora visitata ho saputo che è stata dimessa alle 5.30, quasi undici ore dopo l’arrivo in pronto soccorso».

Ma l’avventura in ospedale di Silvia Vanotti non finisce qui.

«Il nostro impavido paziente – racconta ancora, riferendosi alla persona che aveva accompagnato domenica – lunedì, accertato che la prestazione della quale aveva bisogno avrebbe potuto essere effettuata solo in ospedale, ha raccolto il coraggio e si è ripresentato presso il pronto soccorso, certo, questa volta, di essere visitato. La situazione all’esterno è incommentabile, riporto solo di una paziente di circa 15 anni sdraiata sulla panca con 40 di febbre in attesa da due ore di essere registrata».

«Grazie a chi ci ha aiutato»

A questo punto Silvia decide di portare il paziente a Sondalo, e lì le cose vanno decisamente meglio.

«Arriviamo alle 15, c’era una decina di persone in coda – conclude il suo racconto Silvia -. E’ stato accolto con gentilezza e comprensione dal personale sanitario, registrato, controllato e medicato. E’ stato dimesso alle ore 17. Ci sarebbe molto altro da raccontare. Vorrei esprimere la mia vicinanza a chi deve lavorare in condizioni simili, a chi deve starci per forza, a chi a malincuore cambia, a chi, impotente, cerca di fare del suo meglio combattendo contro un sistema che di buono mi pare abbia veramente poco».

E, stando ai commenti al post di Silvia, non si tratterebbe di un caso isolato. L’Asst Valtellina e Alto Lario, da noi interpellata, al momento non intende commentare.

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