Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 06 Ottobre 2015
Aggredisce il prof, è stato sospeso
Il consiglio di classe del Fossati ha affrontato l’ episodio: nessuna espulsione. Genitori e alunni ieri convocati a scuola. Marcassoli: «Quel ragazzo deve scusarsi e va punito»
Sospeso, ma non espulso: «Il consiglio di classe ha optato per una sospensione commisurata alla gravità del fatto, cui si affianca, come prevede la norma, un percorso di recupero».
Sceglie di soprassedere sulla durata della sanzione disciplinare adottata Giovanna Sciaresa, dirigente scolastica del Fossati di Sondrio.
Non entra nei dettagli, né tanto meno dice per quanti giorni è stato sospeso lo studente di 17 anni della classe seconda dell’istituto professionale che, sabato, dopo un brutto voto, ha perso le staffe e ha aggredito, verbalmente e gettandogli in faccia il foglio dell’esercitazione, il professore. Il tutto sotto l’occhio di un cellulare, che in classe ha filmato l’episodio in un video postato su Facebook (dove è rimasto on line per alcune ore, prima di rimosso dal social) sul quale ora sta indagando la Polizia postale.
Una decisione ponderata quella a cui è giunto lo staff di docenti coordinato dalla preside, a giudicare dalla durata del consiglio di classe straordinario convocato alle 17,30 e terminato poco prima delle 19. Una giornata lunga, durante la quale, Sciaresa ha incontrato anche il ragazzo e i suoi genitori. «Nessuna sanzione è stata adottata per chi ha girato il video, poiché al momento non si conosce il colpevole», aggiunge la preside.
Che la scuola sia tenuta a dare un segnale forte, lo sostiene Claudio Marcassoli: «Una punizione ci vuole, e deve essere esemplare dal mio punto di vista - dice lo psichiatra sondriese invitato a commentare l’accaduto -, ma al contempo è indispensabile ci sia un percorso di recupero con tappe precise».
Per essere efficace, «è fondamentale che chi ha sbagliato abbia la consapevolezza di ciò che ha fatto e se ne renda conto. Bisogna aiutare il ragazzo ad essere consapevole, affinché si assuma la responsabilità di quanto compiuto». Ma insieme a consapevolezza e assunzione di responsabilità, devono arrivare anche le scuse, secondo Marcassoli: «Deve scusarsi ufficialmente rispetto all’insegnante, alla preside e ai compagni. Al di là della sospensione - prosegue -, il percorso di recupero deve inoltre passare per un impegno reale, dedicando delle ore a fare qualcosa di buono, per capire che il perdono bisogna guadagnarselo», in un percorso in cui «devono essere coinvolti anche i genitori», sottolineando quanto fondamentale sia il filo diretto scuola-famiglia, in generale non strettamente legata al caso in questione.
«La scuola oggigiorno credo abbia un po’ perso quella funzione educativa di fondo, quella autorevolezza. Una volta i genitori erano alleati degli insegnanti: un’alleanza - rimarca Marcassoli - preziosa ed educativa. Adesso, spesso, i genitori sono i difensori dei figli a prescindere». Mettono subito le mani avanti, «senza rendersi conto che difendere i figli che sbagliano, vuol dire fare il loro male e non il loro bene».
Secondo lo psichiatra, sarebbe proprio «questa alleanza genitori e insegnanti che consente alla famiglia di completare l’azione educativa che in primis spetta ai genitori, perché la scuola arriva fino ad un certo punto» conclude Marcassoli.
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