Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 03 Maggio 2019
Accoglienza ai migranti, la preoccupazione della Caritas diocesana
Confronto con il vescovo Oscar Cantoni. «Il decreto sicurezza stravolge il lavoro fin qui fatto». Lettera ai parroci e appello all’impegno delle comunità.
Preoccupazione e incertezza mista ad un senso di amarezza che traspare da ogni parola insieme alla frustrazione di chi vorrebbe ma non può. C’è tutto questo nella lettera che il consiglio della Caritas diocesana ha inviato nei giorni scorsi a tutti i parroci sul tema dell’accoglienza. Un documento frutto del confronto delle ultime settimane tra il vescovo Oscar Cantoni, la Caritas e la “Fondazione Caritas solidarietà e servizio - onlus”.
«Il tessuto diocesano - scrive nell’introduzione don Fabio Fornera, vicario episcopale per la pastorale -, declinato in decine di comunità parrocchiali, congregazioni religiose, cooperative, enti, movimenti e associazioni laicali, con il prezioso accompagnamento della Caritas diocesana, ha accolto centinaia di fratelli e sorelle, bisognosi, prima di tutto, di essere riconosciuti nella propria dignità di esseri umani. Tutto questo cercando di non lasciare mai indietro le persone con altre fragilità, sempre da ascoltare e sostenere. Una generosità e un senso di fraternità che sono di esempio e che suscitano un grazie sincero. In questi ultimi mesi la situazione si è modificata, sia livello internazionale sia per il nuovo quadro normativo nazionale, destando particolare preoccupazione. Proseguire come prima nell’accoglienza, alle nuove condizioni, è impraticabile». Da qui le riflessioni, insieme all’appello alle singole comunità perché continuino sulla strada dell’accoglienza, consegnate ai parroci.
«Ci siamo occupati di profughi e migranti su richiesta, a volte pressante, di Governi, Prefetture e amministrazioni locali, che sapevano di poter contare da parte nostra anche su un valido aiuto di volontari - prosegue il documento -. Questo percorso è ora stravolto dalle conseguenze del decreto sicurezza e dai nuovi bandi delle Prefetture per l’accoglienza dei richiedenti asilo. Vediamo così compromesso il cammino di cura delle persone, di mediazione e integrazione che ha, fino ad ora, contraddistinto il nostro impegno, sia per la riduzione del contributo da 35 a 21 euro sia per i nuovi vincoli imposti all’accoglienza dai nuovi bandi. Ad esempio, si tagliano l’insegnamento della lingua, l’assistenza psicologica (importante per donne e ragazzi che in Libia hanno subito torture e privazioni di ogni genere), la formazione professionale, le attività sociali... Quindi, come sottolineato anche dalle altre diocesi e Caritas italiane, si teme che si riduca l’accoglienza a «sorveglianza», «a un servizio alberghiero o simil-carcerario», dove all’inclusione si sostituisce un progetto «assistenzialistico o punitivo». Proseguire su questa strada a queste condizioni ci risulta impossibile. Auspichiamo che questo richiami lo Stato a una nuova assunzione di responsabilità, e che comunque l’abbassamento degli standard non richiami ancor di più operatori ai margini della legalità».
Le diverse cooperative valuteranno l’eventualità di partecipare ai bandi, fermo restando l’inevitabile ridimensionamento delle attività e del numero degli operatori. Così come è stato ridotto quello di chi è ospitato. In provincia di Sondrio alla fine di gennaio si parlava di 474 persone, cifra destinata a ridursi ulteriormente insieme alle strutture deputate ad ospitarle (molte già chiuse). «Vista la dimensione di accoglienza come elemento fondamentale di una società civile, prima ancora che cristiana, ci sentiamo chiamati a rinnovare il nostro impegno, sempre nella logica della sussidiarietà - prosegue la lettera -. Siamo tuttavia consapevoli di come la nostra disponibilità non potrà essere sufficiente a rispondere ai bisogni che già vediamo quotidianamente crescere in molti dei nostri servizi e siamo preoccupati delle difficoltà che la collettività si troverà ad affrontare, di fronte all’aumento di persone senza prospettive concrete, sia che ricevano o meno lo status di rifugiato».
E dunque, pur nelle difficoltà, l’impegno non viene a mancare. Il sistema di accoglienza di Caritas accompagnerà i soggetti più vulnerabili e si mette a disposizione per l’avvio di esperienze di seconda accoglienza. «A tutte le comunità della diocesi rinnoviamo l’invito a mettere a disposizione tempo, preghiera, riflessione, volontari, aiuti concreti, generi di prima necessità che permettano alle persone accolte, nella comunità stessa o nel proprio vicariato, di inserirsi gradatamente in un cammino comunitario. Ci auguriamo in conclusione che, in nessuna parrocchia restiamo con le mani in mano, o restino spazi inutilizzati, e tutti possano contribuire, secondo le proprie possibilità, nell’essere testimoni di Misericordia».
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