«A Sondrio le case di riposo cercano personale e non lo trovano»

L’incidenza più alta degli over 65 sulla popolazione complessiva del territorio dell’Ats della montagna (provincia di Sondrio, Alto Lario e Valcamonica) e personale necessario all’accudimento delle persone anziane nelle residenze sanitarie che non si trova. Un problema che si trascina da tempo con le strutture che faticano a reperire soprattutto gli operatori socio sanitari (Oss) a causa della concorrenza degli ospedali oltre che della vicina svizzera, ma anche ausiliari socio assistenziali (Asa).

Non a caso nel recente passato, grazie ai fondi messi a disposizione dall’amministrazione provinciale a valere sulle risorse dell’acqua (Aqst) e alla compartecipazione delle Case di riposo e delle Cooperative sociali valtellinesi che si occupano delle persone anziane sono stati promossi corsi di formazione gratuiti, sotto la dicitura “Formare per assumere” e altri ne saranno riproposti. Un primo bilancio delle attività è stato stilato durante l’ultima seduta del consiglio provinciale in occasione della presentazione dei “conti” dell’Apf, l’Azienda speciale di promozione e formazione della Provincia di Sondrio (già Pfp) che di quei corsi si è occupata in accordo con le strutture.

«Nell’ultimo anno sono stati attivati quattro corsi sul territorio provinciale - ha detto il consigliere Alan Vaninetti -, dalla Valchiavenna al Tiranese, anche in base alle richieste che ci sono state perché, ricordo, questo ciclo di lezioni viene attivato in base agli iscritti di cui non si occupa direttamente Apf, ma i vari partner di progetto. Anche per quest’anno abbiamo messo a bilancio le risorse finanziare per questa attività auspicando che ci siano le condizioni per poter attivare i corsi». «Sul primo bando di 100mila euro - ha specificato il direttore dell’Apf, Evaristo Pini – abbiamo fatto 5 corsi, di cui 2 a Sondrio, per 92 iscritti. Sul secondo sono stati attivati quattro corsi con una media di 15/18 studenti per ciascuno. Il problema è che si iscrivono in tanti, ma poi non tutti proseguono. Dobbiamo fare in modo che chi si iscrive poi frequenti le lezioni». Secondo l’esperienza fin qui maturata a seguire i corsi per diventare Asa, che non richiedono il diploma a differenza di quelli per Oss, sono molti stranieri, mentre soprattutto i ragazzi italiani preferiscono altre strade che non l’assistenza alle persone anziane. «Oggi tutte le Rsa vogliono gli Asa e non gli Oss - ha spiegato Pini - perché non appena conseguono il titolo, gli operatori socio sanitari, particolarmente ambiti vista anche la carenza degli infermieri, vengono presi dagli ospedali e quindi la formazione fatta non porta ad avere il personale necessario».

«Pur capendo il ragionamento delle Rsa - ha detto la consigliera Roberta Songini - è però indubbio che c’è un bisogno più generale di queste figure. E dunque ritengo che sarebbe necessario fare formazione per entrambe le categorie, rinviando ad una contrattazione sulle retribuzioni la possibilità di trattenere il personale nelle Rsa».

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