Cronaca / Morbegno e bassa valle
Domenica 19 Maggio 2019
Viabilità, turismo, posteggi: sul palco
di Morbegno tante visioni differenti
Iniziativa de La Provincia. I candidati Ruggeri e Gavazzi a confronto sulle strategie per il futuro della città
Viabilità, parcheggi, turismo, commercio e servizi sono stati i grandi temi che hanno scaldato il dibattito fra i due candidati sindaco, il primo cittadino uscente Andrea Ruggeri e il suo sfidante Alberto Gavazzi, già assessore all’Urbanistica dal 1999 al 2009, che giovedì sera all’auditorium Sant’Antonio erano ospiti de “La Provincia di Sondrio”.
Un incontro che li ha messi a confronto sulle differenti visioni strategiche della Morbegno che verrà. Perché se i nodi sono per entrambi gli stessi, diversa è la modalità di scioglierli. È toccato a Luca Begalli, responsabile de “La Provincia di Sondrio”, moderatore della serata, stimolare gli aspiranti futuri amministratori a misurarsi sui contenuti e sui programmi alla luce delle profonde trasformazioni, in primis i mutamenti legati alla nuova statale 38 e al declassamento di quella vecchia, che la città sta vivendo, tra difficoltà e prospettive di sviluppo. E dalla 38 che ha cambiato la modalità di avvicinarsi alla città (la statale, a differenza di quanto accadeva nel passato, oggi passa oltre il centro abitato) si è partiti per parlare del ripensamento di Morbegno a partire dalla sua viabilità e dal sistema dei parcheggi. «Una questione - ha detto Gavazzi - alla quale ha risposto sia l’attuale Pgt, sia l’operazione che nei primi dieci anni del 2000 ha trovato concorde l’intero consiglio comunale, cioè la convenzione ex area Martinelli, entrambe mirano a pensare a una città percorsa in modo differenziato, aumentandone la pedonalità. E per realizzare questo progetto sono necessarie alcune opere propedeutiche legate ai poli di parcheggio: uno nella zona di Sant’Antonio e un altro in piazza Rivolta, realizzati questi si parte con il recupero del centro storico».
Per Ruggeri la nuova 38 implica un ripensamento di quella vecchia, viale Stelvio, «che declassato dovrà diventare una nuova via Vanoni, per questo è stato riqualificato con le alberature, luci a led e adeguati collettori. Quindi si deve puntare su due entrate principali a est e ovest, quella ovest verso la Valgerola che porta verso il polo di parcheggi di piazza Aldo Moro dove prevediamo la realizzazione di 180 parcheggi interrati. Quindi, con una convenzione rivista con la società Morbegno 2000-ex area Martinelli, i parcheggi nel campo delle suore e nel parcheggio San Marco in parte destinato ai privati. Da qui si potranno creare dei sensi unici: con viale Ambrosetti comunque a doppio senso per una mobilità leggera; senso unico la via Nani, via Vanoni a ovest e proseguire poi il senso unico nella Damiani».
Sui sensi unici il primo scontro fra i due. «Pensare che i sensi unici delle vie più importanti della città siano in uscita e non in entrata significa stravolgere la visione secolare dell’urbanistica delle città», la sottolineatura di Gavazzi. Poi la partita ex Martinelli sulla quale, com’è noto, le due parti hanno da sempre avuto visioni contrapposte. Da una parte Gavazzi che accusa il sindaco uscente di avere perso il treno su una convenzione, quella con la Morbegno 2000, che aspettava solamente di «essere concretizzata e in base ad essa i privati avrebbero dovuto consegnarci i parcheggi al campo delle suore alla fine del 2018. adesso non c’è più tempo per trattare con la proprietà, bisogna agire e attuare la convenzione vigente».
Dall’altra parte Ruggeri, che sostiene di avere, invece, «chiesto tempo per chiudere in modo adeguato e rispettoso della città una convenzione con i privati dove vogliamo rivede la situazione progettuale, che sia meno impattante, in una zona sensibile dove ci sono scuole e viabilità che porta verso San Marco. Ripensamento progettuale del resto pensato anche dall’amministrazione precedente».
Sul punto relativo alla vocazione storicamente commerciale della città del Bitto, che ha inevitabilmente perso smalto nel tempo anche in balia di rivoluzioni epocali (dalla crisi globale al cambiamento nei consumi sino all’e-commerce), Gavazzi propone una Morbegno più attrattiva «che significa affrontare un progetto turistico, economico, culturale e mettere un gioco tutte le risorse di cui la città dispone grazie alle competenze di professionisti capaci di valorizzare il centro storico, ma anche la zona sportiva a nord di Morbegno sulla sponda destra e sinistra dell’Adda». Ruggeri ritiene che il Comune debba «supportare le attività commerciali, dare attrattività alla città e mantenere una buona qualità dei servizi e aprire un dialogo ulteriore con il commercio, che a sua volta deve fare le sue proposte». Commercio chiama turismo. E viceversa.
Fa poi discutere da tempo la convivenza in città di due realtà: il consorzio turistico Valtellina di Morbegno e il consorzio cittadino, che tra le altre cose ha gestito la manifestazione clou, “Morbegno in cantina”. «Abbiamo ereditato le Cantine con una situazione di vivibilità arrivata al limite, abbiamo alzato il loro livello qualitativo e quantitativo e reso famoso l’evento a livello lombardo e non solo, rendendo tracciabili e trasparenti i conti con la gestione e il rischio di impresa in mano al consorzio turistico di Morbegno - ha spiegato Ruggeri -. La via da seguire è questa. Ho sentito parlare di smantellamento di questo strumento, spero non ci sia una “inversione a u” nel tornare indietro sul sistema cantine». Un pericolo, questo, scongiurato da Gavazzi, «ma c’è la necessità di parlare di progetti a più ampio respiro, se vogliamo fare uno scatto avanti bisogna pensare a un’attrattività turistica almeno a livello regionale e anche il territorio che propone eventi deve essere ampio e non fermarsi a Morbegno. È importante fare sistema e due consorzi in questo senso sono un problema e devono essere superati, altrimenti significherebbe mostrare debolezza con chi compete con noi». Un punto condiviso da Ruggeri, ma «il consorzio turistico di Morbegno ha avuto una sua strumentalità iniziale nel salvare il marchio delle Cantine che è proprietà del Comune. I due consorzi possono tornare a fondersi, tuttavia serve un nuovo approccio: il sistema di gestione non deve essere politico, ma trasparente».
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