Cronaca / Morbegno e bassa valle
Sabato 11 Maggio 2024
Tragedia di Bema, Ghizlane Moutahir è morta a causa dei traumi
Sono le prime indicazioni emerse a seguito dall’autopsia effettuata sul corpo della 41enne di origini marocchine
Nessun malore rilevante, Ghizlane Mout ahir è morta a causa del gravissimo politrauma riportato nella caduta da oltre 30 metri di altezza mentre stava provando l’esperienza adrenalinica di Fly Emotion, la zipline che consente di sorvolare la Valle del Bitto.
Sono le prime indicazioni emerse a seguito dall’autopsia effettuata venerdì mattina sul corpo della 41enne di origini marocchine, in Italia da molti anni e residente a Sant’Angelo Lodigiano. L’anatomopatologo Luca Tajana dell’Istituto di Medicina legale dell’Università di Pavia, dopo l’esame autoptico durato circa tre ore ha comunicato alla Procura di Sondrio, guidata dal procuratore Piero Basilone, alcune prime indicazioni, in attesa poi di presentare, entro 90 giorni, la relazione più approfondita.
Dopo i primi accertamenti e a seguito dei primi risultati macroscopici, quindi, è già possibile formulare cautamente alcune valutazioni: si può già serenamente escludere che la donna sia morta prima della tragica caduta. Sono stati rilevati in sede di esame autoptico segni chiari di decesso conseguente al politrauma da precipitazione e l’assenza, invece, di segni che possano ricondurre ad un malore precedente all’evento e che abbia potuto condurre ad un infarto.
Insomma, non si esclude che la 41enne possa essersi sentita male, ma nulla di rilevante, era viva prima che cadesse nel vuoto. E nel bosco è morta immediatamente dopo l’impatto con il suolo.
All’esame autoptico hanno preso parte anche i consulenti nominati dagli indagati per omicidio colposo: Maurizio Robustellini della Cuna, anatomopatologo valtellinese, e due medici di Milano, Monica Cucci e Paolo Casali. Gli indagati sono cinque, l’amministratore delegato di Fly Emotion, Matteo Sanguineti, il direttore dello stabilimento e tre dipendenti. Due di loro quel giorno si occuparono dell’imbragatura, ossia di farla indossare alla turista poi caduta nel vuoto da un’altezza di circa 30 metri; il terzo, invece, dopo le operazioni di “vestizione” e i controlli sul modo in cui era sta indossata e se tutti i procedimenti di sicurezza nell’indossarla fossero stati adottati in modo corretto, diede l’ok alla partenza dalla piattaforma di Albaredo per San Marco.
Settimana prossima, invece, la Procura di Sondrio esaminerà l’impianto ora sotto sequestro, affidando un apposito incarico a esperti periti. E gli indagati avranno poi ovviamente diritto anche in questo caso di nominare consulenti di parte proprio per questi e altri accertamenti. Gli esperti dovranno esaminare ad esempio l’imbrago, rimasto appeso sulla fune dopo che la donna era precipitata nel vuoto da 30 metri di altezza, per accertare innanzitutto se fosse integro e, poi, se sia stato indossato e assicurato regolarmente. E dovranno rispondere anche ad altre domande, ad esempio sul perché la 41enne si sia fermata a venti metri dalla stazione di di Bema, invece che rallentare la corsa per poi fermarsi solo all’arrivo.
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