Tragedia al Passo San Marco,
il racconto dei pastori che hanno lanciato l’allarme

La vittima è Fausto Cazzaniga. Aveva 48 anni

Il corpo di Fausto Cazzaniga, 48 anni, di Barzanò, in provincia di Lecco, giaceva venerdì pomeriggio a pochi metri dalla strada statale per il Passo San Marco, su un declivio utilizzato a pascolo dall’azienda agricola Dino Papini di Morbegno, che lo carica da anni, e se non fosse stato per i due pastori intervenuti per riparare la recinzione, probabilmente, non sarebbe stato visto e sarebbe rimasto lì per ore.

Invece, loro, si sono accorti che la recinzione elettrica era interrotta e non funzionava, per cui si sono avvicinati per ripararla e l’hanno rimessa in piedi, ma, sulle prime, non hanno affatto pensato che potesse essere stata abbattuta, in quel tratto, da un mezzo motorizzato uscito di strada. Invece, era proprio così. E se ne sono accorti di lì a poco, quando, alzato lo sguardo dal recinto del bestiame, hanno intravisto la sagoma di una moto pochi metri sotto, lungo il declivio. Si sono chiesti cosa ci facesse una moto lì, per terra, nel pascolo, ma ancora non avevano pienamente realizzato l’accaduto tanto era insolita e inaspettata la scena.

«Mi hanno detto che si sono avvicinati per controllare - dice Roberto Papini, il figlio dei titolari dell’azienda agricola che carica l’alpeggio a tre chilometri dal Passo San Marco - e, poco dopo, hanno visto spuntare un casco dall’erba. E subito dopo una tuta. Però, ancora, non avevano realizzato trattarsi di una persona. Non avevano scorto la sagoma del motociclista. Solo avvicinandosi ulteriormente hanno capito, si sono resi conto che di incidente si trattava ed hanno visto che la persona non dava segni di vita. Hanno fermato un motociclista in transito, che ha provato ad effettuare la rianimazione cardiopolmonare, mentre uno dei pastori è sceso a valle, due chilometri sotto, per poter chiamare aiuto col cellulare perché alla casera non c’è campo. E così sono stati allertati i soccorsi».

Erano le 17 di venerdì quando è giunta la chiamata dalla statale 470 per Albaredo e il Passo San Marco, dal personale dell’azienda Papini, che riferiva di questo incidente mortale e subito si sono precipitati in quota i soccorritori di Areu con due mezzi su gomma, un’ambulanza della Croce Rossa e l’automedica, mentre l’elisoccorso è decollato da Caiolo, e si sono attivati anche i Vigili del fuoco e i Carabinieri di Morbegno. Ma, purtroppo, non si è potuto fare altro che constatare il decesso del motociclista, uscito di strada a pochi chilometri dal Passo, mentre saliva verso il medesimo.

L’ipotesi principale è che abbia imboccato male la curva e sia uscito dritto, finendo nel declivio. Chiarezza verrà fatta, sul punto, dai Carabinieri di Morbegno che hanno compiuto tutti i rilievi di rito e che hanno sentito i dipendenti dell’azienda agricola Papini. I quali, però, non hanno assistito all’incidente, ma hanno ritrovato la salma, che, diversamente, avrebbe potuto rimanere per giorni sul pendio erboso. Ricomposta e trasferita in obitorio all’ospedale di Morbegno dalle onoranze funebri Peretti, di turno, è stata sottoposta ieri mattina a ricognizione cadaverica per essere subito consegnata ai famigliari per le esequie. Non si è dato corso all’autopsia, probabilmente ritenendo da escludersi qualsiasi coinvolgimento di terzi nel tragico evento. Il motociclista ha fatto tutto da solo. Non facili, ricordiamolo, anche le operazioni di recupero del medesimo, ma non per il fatto che si trovasse in luogo impervio o in fondo ad una scarpata, perché era relativamente vicino alla strada, ma proprio per le difficoltà di comunicazione via telefono con l’alta quota della valle del Bitto.

«Aspettavo mia mamma in azienda a Morbegno, per le 17 - dice Roberto Papini - e vedevo che non arrivava. Mi ero preoccupato di questo insolito ritardo, ma non riuscivo a comunicare. Solo più tardi ho saputo dell’incidente e del fatto che avessero dovuto rendicontare l’accaduto ai Carabinieri. Spiace molto per questa persona, ma, quanto meno, lo abbiamo trovato».A fare la terribile scope

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