Cronaca / Morbegno e bassa valle
Giovedì 22 Dicembre 2016
Tirano, il Pinchetti premia le sue eccellenze e apre gli orizzonti
Due dei “cervelli” diplomati a Tirano hanno confrontato i sistemi scolastici in Italia e Usa. «Non importa solo il voto, ma imparare ad imparare».
«Negli studi e nella vita una dose di fortuna può servire, ma prima di tutto ci vuole l’impegno». È il messaggio che i due giovani valtellinesi eccellenti hanno voluto lanciare ieri all’istituto Pinchetti di Tirano, per l’annuale “Giornata delle eccellenze”. Antonio Liscidini, assistant professor alla University of Toronto, department of electrical and computer engineering, e Alessandro Vanoli docente ricercatore universitario in Anatomia patologica all’Università di Pavia che si sono rivolti agli studenti della scuola superiore per parlare di “Italia e America: due mondi a confronto nel campo della ricerca. Prospettive, aspettative, conferme”. Una relazione ricca di spunti per gli studenti tiranesi e valtellinesi che potranno fare tesoro delle parole di chi “ce l’ha fatta”.
Liscidini – figlio, peraltro, di Martino Liscidini, preside storico del Pinchetti e “inventore” della Giornata delle eccellenze che, ancora oggi, si perpetua – dopo aver lavorato nella Silicon Valley in California, ora opera all’Università di Toronto in Canada, facoltà di ingegneria informatica, e si occupa di circuiti integrati, in sostanza i circuiti «per i cellulari che tutti avete in tasca – ha detto ai ragazzi -. Il segreto sta nella potenza e nelle dimensioni. A differenza di approcci magalomani, in informatica più piccolo è l’oggetto, meglio è. Si usano i circuiti integrati perché costano poco. Vengono realizzati su una fetta di silicio, per costruire la quale si spende un milione di dollari. Allora come è possibile che ogni chip costi meno di un dollaro? La risposta è legata alla massiccia vendita di questi oggetti. E allora perché un cellulare può costare 500 dollari? Perché ci sono tanti cervelli che ci lavorano».
Dopo questa introduzione tecnica, Liscidini ha confrontato l’università canadese (costo di 15mila dollari all’anno per uno studente canadese e 40mila euro all’anno per uno straniero) e italiana. Nella prima, per velocizzare i tempi di laurea, non c’è possibilità di rifare l’esame, nella seconda si può rifiutare il voto. Alla fine del percorso canadese si è valutati per media dei voti e per quello che si è imparato. «Quello che intendo dire è che non importa solo il voto, ma imparare ad imparare – ha affermato -. Siate umili, come i nostri nonni che, anche se la grandine rovinava il raccolto, ricominciavano l’anno seguente a seminare. Ci vogliono tenacia e impegno nello studio e nel lavoro. Le scuole italiane sono valide. Unico problema dell’università italiana è il budget, ma tutti sanno che la nostra università è una sorgente incredibile di talenti».
Vanoli ha portato, invece, la sua esperienza iniziata a Pavia con gli studi di Medicina, quindi la scuola di specializzazione di Anatomia patologica con un periodo trascorso negli Stati Uniti. Oggi Vanoli è medico al Policlinico san Matteo a Pavia e ricercatore universitario a Pavia. Nel confronto fra Italia e America, ha posto l’accento sulla collaborazione. «Ho trascorso in America solo tre mesi – ha detto -, ma sono cresciuto molto anche sotto l’aspetto dei rapporti umani. In una nazione multietnica sono stato accolto bene, è stata una ricchezza conoscere diversi punti di vista senza nessuna difficoltà ad inserirmi».
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