Cronaca / Morbegno e bassa valle
Giovedì 16 Novembre 2017
Svetlana inghiottita dal nulla
La Procura: «Siamo in allarme»
Oggi sono trascorse due settimane dal giallo che ha scosso Cosio Valtellino. Si continua a indagare sulla morte del marito - La tesi dell’infortunio comincia a scricchiolare.
Sono trascorse due settimane esatte da quella tragedia che sulle prime sembrava l’ennesimo incidente mortale sul lavoro. E da allora gli inquirenti non hanno mai smesso di lavorare: per appurare le cause e soprattutto la dinamica di quel “sinistro” che dal primo sopralluogo è stato definito «anomalo» e per rintracciare la moglie - anzi, la vedova - del meccanico-autista morto in circostanze a dir poco assurde.
Ma più passa il tempo, più la tragica fine di Nicola Pontiggia e la sparizione di sua moglie Svetlana Balica - lui 55 anni, lei 44 -, due fatti che la Procura ha sempre tenuto ben distinti e distanti agli occhi della cronaca («lui è morto in un infortunio sul lavoro, lei se ne è andata spontaneamente»), più passa il tempo - dicevamo - e più sembrano due tasselli dello stesso puzzle.
Si azzardano ipotesi. Si fanno congetture. E se prima in molti erano certi che a breve Svetlana si sarebbe fatta viva, ora i commenti non riguardano più il “quando” la donna chiamerà, ma il “dove” è finita.
In Moldava i parenti sono disperati e si aggrappano alla loro ambasciata in attesa di notizia. «Non abbiamo idea di dove sia finita. Qui non c’è. E qui tutti l’aspettiamo, qualsiasi cosa sia successa tra loro a noi non importa. Desideriamo solo sapere che sta bene - fanno sapere -. Però è strano che non si sia fatta sentire. Non è da lei». Anche le connazionali che la conoscono e che si trovano in Italia affidano ai messaggi in Facebook la loro disperazione.
«Sì, è vero, più passano i giorni e più siamo in allarme», ammette il procuratore capo Claudio Gittardi, che chiede alla stampa di non insistere con le domande. «Non posso rispondere perché ancora non sappiamo o perché non voglio dire nulla. Stiamo lavorando. Ve lo posso assicurare».
In effetti l’attività tra Talamona e Cosio è quasi frenetica da parte dei carabinieri, che dopo aver presidiato il funerale di Pontiggia - celebrato sabato scorso - hanno nuovamente bussato alla casa in cui l’uomo viveva, mettendo i sigilli anche al garage che Nicola condivideva con il padre nella villetta di via Adda al civico 42 di Regoledo. Anche lì, come nell’appartamento al piano terra della coppia, la scientifica ha passato il luminol alla ricerca di tracce di sangue o di qualsiasi indizio che possa indirizzare gli inquirenti verso una delle tante piste che stanno seguendo e che portano in direzioni diametralmente opposte.
Anche nell’azienda Castelli, teatro del presunto infortunio, si continuano a fare sopralluoghi, a indagare, ad acquisire materiale e anche qui sono comparsi sigilli dopo i sequestri probatori.
Si indaga, insomma, per capire come mai un meccanico così preparato e scrupoloso abbia inanellato in poche ore una serie di imprudenze che gli sono costate la vita: il camion che anziché essere posizionato al di sopra di una della buche di cui è dotata l’officina è stato spostato su un piazzale e parcheggiato in discesa, senza tirare il freno a mano, e bloccato non con i cunei in dotazione, ma con un semplice legno che al primo sobbalzo della ruota ha lasciato libero il mezzo di muoversi e di schiacciare così l’uomo che si trovava sotto il pianale, con la testa infilata tra le due ruote.
Possibile che non si sia accorto che il camion si era mosso? E poi che urgenza c’era di ripararlo visto che quel giorno la ditta era chiusa per ferie?
Se a questo si aggiunge il fatto che Pontiggia poche ore prima di morire avrebbe confidato alla ex moglie di essere stato lasciato da Svetlana e che la donna - ne era certo - non sarebbe più tornata da lui, è chiaro che gli inquirenti prendono in considerazione anche altre ipotesi oltre a quella dell’infortunio. Ipotesi che vanno verificate, ponderate e vagliate incrociando tempi e luoghi.
Quando è davvero scomparsa Svetlana? Giovedì 2 novembre, ovvero il giorno della tragedia, o anche prima? Non è dato sapere con certezza. Però si sa che la donna ad oggi non ha utilizzato nessuno dei tre telefoni che possiede, né ha prelevato contanti con bancomat o carta di credito. Né, infine - come già detto -, si è fatta viva con i parenti in patria. Certo, forse prevale l’imbarazzo, perchè l’idilliaco rapporto di coppia con Nicola pare non fosse tale, «ma anche mettendo in conto litigi e dissapori - dicono i parenti - non si spiega questo prolungato silenzio. Non è da lei».
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