
Cronaca / Morbegno e bassa valle
Giovedì 19 Agosto 2021
Sono arrivati i funghi
e con loro i rischi
«Lasciate a casa l’ansia»
Stagione al via Boschi finalmente pieni, parte l’assalto
«Non siamo in tempo di guerra. Non dobbiamo stipare lo zaino quando andiamo per funghi. Primo, perché non si può, in quanto si possono raccogliere in quantità stabilite, ma al di la di questo bisogna anche accontentarsi. E, soprattutto, lasciare a casa l’ansia da fungo».
I controlli
Parola di Stefano Brenz Verca, micologo dell’Ats della Montagna, di stanza a Sondrio, che con altri tre colleghi, di cui due operativi nella sede di Bormio e uno in quella di Morbegno, presiede l’ispettorato micologico, attivo dal 2 agosto al 29 ottobre e, sempre con i colleghi, è in turno al servizio di pronta reperibilità micologica, attivato dai presidi ospedalieri provinciali nel caso di sospetta o accertata intossicazione da consumo di funghi. Servizio, questo, che si prolungherà fino al 30 novembre.
E se fino a due settimane fa, praticamente, i funghi erano “uccel di bosco”, nel senso che non se ne vedeva uno neanche col lanternino, in questi ultimi giorni sono usciti di botto, complice l’andamento del meteo.
«A luglio è piovuto tantissimo, è vero, però non c’è stata escursione termica fra la notte e il giorno - dice Brenz Verca -, il che è classico di questo mese in cui le notti sono calde. E questo non facilita l’uscita del fungo, che ha bisogno di notti fresche e giornate calde, il che è tipico di agosto, quando infatti il bosco si è messo in movimento. Per primi si sono visti i giallini o finferli, come li si vuole chiamare, poi pian piano sono venuti avanti i porcini, a quota 1.000-1.500 metri. E ora è un tripudio di funghi, commestibili e non. Ne sto vedendo anche alcuni che non uscivano da anni. E’ un bosco molto colorato, molto ricco e molto bello e, come tale, deve essere vissuto come un momento di relax, di svago, dove fare una passeggiata e cercare, insieme, anche qualche fungo. Se subentra l’ansia del ritrovamento, è finita». Ma, siccome, l’ansia, almeno nei cercatori di funghi di “professione”, per così dire, è di casa, vale la pena ricordare come comportarsi per evitare pessime avventure.
I consigli
«L’abbiamo detto e ridetto, ma diciamolo ancora - dice Brenz Verca -. Per funghi bisogna andare al mattino, quando si è freschi, quando è fresco, con l’obiettivo di rientrare a mezzogiorno. Anche perché la luce nel bosco è migliore. Al pomeriggio è meglio non andare, salvo semmai un giretto nei paraggi. Perché fare uscite impegnative al pomeriggio, significa poi entrare in ansia in vista del calare della sera. Questo è fondamentale, come avere buone calzature, consultare il meteo prima di incamminarsi, lasciare detto dove si va, se si esce soli, portare il cellulare e tenere sempre una mano libera. Se si ha il bastone da una parte, non si può avere il cestino dei funghi dall’altra. Perché in caso di scivolata, non si hanno le mani libere per appoggiarsi. Non ho mai visto un fungaiolo lasciare il cestino. Mai. D’istinto se lo tiene appresso e rotola con il cestino in mano».
Dotarsi di zaino sarebbe, forse, l’optimum. Dopodiché c’è l’aspetto della conservazione del bosco e del micelio.
«Come noto il fungo va staccato alla base e non strappato, ma - assicura Brenz Verca - ormai questi aspetti sono conosciuti e tutti li seguono. Devo dire che rispetto agli anni Settanta e Ottanta c’è un marcato senso civico, per cui il bosco è ora molto più pulito e rispettato. Lattine, bottiglie, rimasugli vari non si vedono più, e questo è molto apprezzabile».
Anche perché entrare nel folto è un’esperienza unica, quasi magica, e merita di essere vissuta al meglio. Oltretutto, assicura Brenz Verca «il terreno, adesso - dice -, è anche abbastanza asciutto, per cui si può godere del bosco appieno, sempre sapendo che in caso di pioggia il pericolo aumenta».
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