Sondrio, positivi i primi riscontri di “A casa tutto bene”

La fase sperimentale dell’iniziativa si è conclusa alla fine di maggio con un notevole successo

Anziani over 65 in costante crescita, liste d’attesa per le Rsa della provincia sempre più lunghe (l’Ats dice 1.500), la cura domiciliare per i più fragili diventa un’esigenza. E comincia a prendere piede. Sono positivi i primi riscontri di “A casa tutto bene”, il progetto innovativo che interessa i territori di Sondrio e Morbegno, grazie alla collaborazione tra l’Ufficio di Piano del capoluogo, capofila attuatore, quello della Bassa valle e la Cooperativa sociale Grandangolo e alle risorse del Pnrr.

La fase sperimentale dell’iniziativa si è conclusa alla fine di maggio con un notevole successo: delle quattro persone, tutte over 80, che hanno provato gratuitamente il servizio nel Sondriese, tre hanno deciso di proseguire.

Continueranno cioè con l’affiancamento del care-manager, figura chiave nella scelta delle cure più adatte e dei servizi più utili tra tutti quelli messi a disposizione in provincia, con le attività domiciliari di monitoraggio, sostegno e sollievo nell’assistenza e con il controllo a distanza attraverso la tecnologia.

È il care-manager, Cristiano Cappellari della cooperativa sociale Grandangolo, a raccontare l’esito della fase di prova e a rilanciare. «L’iniziativa si rivolge a quelle situazioni in cui si inizia a perdere qualche grado di autosufficienza e le famiglie non sanno come muoversi - spiega Cappellari -. Pensiamo a chi ha uno o due genitori a casa, ma vive e lavora lontano o comunque ha una serie di impegni che lo tengono occupato e all’improvviso si trova a dover gestire una situazione in cui l’anziano comincia ad essere disorientato, fa confusione, cade e magari si fa male, e sappiamo quanto una caduta a una certa età sia pericolosa. Si trova spiazzato e la preoccupazione aumenta di giorno in giorno. Ecco, “A casa tutto bene” è una possibile risposta con un approccio delicato, meno intenso rispetto, ad esempio, alla presenza di una badante o al ricovero in una struttura».  

Un primo approccio con un impatto più dolce, in cui al monitoraggio con i dispositivi tecnologici, «discreti al punto che la persona quasi non se ne accorge» racconta Cappellari, si unisce l’assistenza personale dell’operatore domiciliare e la presenza preziosa del care-manager. «Aspetti - dice Cappellari - tutti apprezzati dalle famiglie che hanno partecipato alla sperimentazione. Come dimostra il fatto che tre dei quattro hanno deciso di continuare». Pur con le iniziali difficoltà e qualche ritrosia nell’apprezzare appieno il valore di un approccio così nuovo, soprattutto per quanto riguarda tecnologia e care manager. Quest’ultimo si prende in carico la situazione, l’aggiorna e la tiene monitorata costantemente. «Un valore aggiunto che difficilmente altri servizi riescono a garantire» sottolinea Cappellari.

Il care-manager è infatti sempre disponibile ad aiutare ricomponendo l’offerta e i servizi di cura, aspetto fondamentale per far sapere ai care-giver di non essere soli ad affrontare l’emergenza. «Ho ricevuto molti ringraziamenti per questo - ammette Cappellari - e devo dire che si instaurano dei bei rapporti con gli assistiti e le loro famiglie per i quali il servizio diventa un modo per continuare a stare bene in casa».

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