Cronaca / Morbegno e bassa valle
Sabato 28 Dicembre 2024
Simone Rossi torna a casa per il Natale
Il delitto di Ardenno Condannato in via definitiva a 30 di reclusione, è in paese per la prima volta dopo 15 anni. Detenuto all’Elba, da tempo ha avviato un percorso di reinserimento e uscita dal carcere per lavorare all’esterno
Dopo 15 anni Simone Rossi è tornato in Valtellina, ad Ardenno, per trascorrere il Natale insieme alla sua famiglia, ai genitori e al fratello Michele. La possibilità di un rientro in provincia dell’ex imprenditore, oggi 47 anni, condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Donald Sacchetto, era stata ventilata anche un paio di anni fa, ma era stato lui stesso a spiegare che per quel tipo di permesso era ancora presto, occorreva aspettare ancora un po’. E ora il momento è arrivato, la mattina del giorno di Natale Rossi è giunto ad Ardenno e lascerà la Valtellina questa mattina dopo aver trascorso alcuni giorni di festa con i suoi familiari.
Buona condotta
Un permesso reso possibile dalla buona condotta, perché in questi 15 anni e mezzo di carcere non ha mai sgarrato, sta scontando la sua pena in maniera esemplare senza mai neppure ricevere un richiamo. Condannato a 32 anni a Sondrio, poi scesi a 30, ha scontato una parte della pena a Monza e Opera, poi è stato trasferito nella struttura specializzata in lunghe pene di Porto Azzurro, dove si trova tutt’ora detenuto. All’Elba, nel percorso di recupero e reinserimento, ha conseguito un secondo diploma e partecipato ad alcuni corsi di formazione. Nell’estate 2021 è stato autorizzato al lavoro all’esterno del penitenziario, prima in una cucina di un albergo, ora lavora come geometra e capocantiere. Dall’agosto 2022, inoltre, ha la possibilità di uscire dalla mattina alla sera per 4 giorni al mese, senza dovere andare a lavorare.
Attualmente è in regime di articolo 21, un percorso lavorativo esterno, ma con orari leggermente più ristretti rispetto a quanto prevede la semilibertà. Ma si avvicina, ormai, anche quest’ultima. Ogni sei mesi di buona condotta, infatti, la pena viene ridotta di 45 giorni, e ormai Simone Rossi ha tolto dai 30 quasi 4 anni di detenzione. Ne ha scontati più di 15, ma è come se fossero 19, vicino ai due terzi di pena ormai alle spalle.
Il delitto, ribattezzato dalla stampa come “l’omicidio della cava”, si consumò più di 15 anni fa. Donald Sacchetto, un operaio di 36 anni, era scomparso il 16 maggio 2009, la sera del suo compleanno. Il cadavere, fatto a pezzi, fu ritrovato due mesi dopo nella cava dell’azienda gestita da Simone Rossi, che all’epoca dei fatti lavorava come geometra nella ditta di marmi fondata dal nonno paterno.
Il fratello
Per il delitto, l’imprenditore - al tempo 32enne - fu condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione. Per la giustizia, Rossi uccise l’operaio e poi distrusse il cadavere in una macchina tritasassi. La difesa ritenne, invece, che il 36enne si fosse suicidato escludendo che l’imputato avesse fatto a pezzi la salma. Tesi tutt’oggi sostenuta dal fratello del geometra, Michele Rossi, che qualche anno confermò: «Mio fratello è una vittima di errore giudiziario. Al processo, molti testi scivolarono in contraddizioni. Non fu lui a fare a pezzi Donald».
Qualche preoccupazione, due anni fa, per il rientro di Rossi in Valtellina, seppur solo per pochi giorni, era stata manifestata dalla famiglia di Donald Sacchetto. In questi giorni, comunque, è andato tutto bene, non ci sono stati problemi ad Ardenno e la presenza del geometra è passata quasi inosservata.
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