Cronaca / Morbegno e bassa valle
Venerdì 05 Luglio 2019
«Se il Gallo chiude la Forcola resti aperta»
Livigno chiede agli svizzeri un aiuto per ridurre i disagi nei mesi in cui il tunnel non sarà accessibile. Previsti nella galleria del Munt La Schera lavori di manutenzione che dureranno due anni, costo 14 milioni di franchi.
Col tunnel del Munt La Schera che resterà chiuso nei mesi di settembre, ottobre e novembre del prossimo anno e nei successivi due anni (da giugno ad agosto il tunnel chiuderà invece solo dalle 8 di sera alle 6 di mattina), necessari per realizzare urgenti di manutenzione, Livigno ha l’esigenza di avere la garanzia dell’apertura del Passo della Forcola in quel periodo.
«Abbiamo chiesto al Cantone di darci questa garanzia, ma finora non abbiamo avuto risposta - spiega il sindaco di Livigno, Damiano Bormolini -. Grazie alla sensibilità di Ekw, che ha scelto di chiudere il tunnel in un periodo di bassa stagione, non avremo danni al nostro turismo, se però fosse chiusa la Forcola sono due le categorie che incontrerebbero difficoltà: i frontalieri, circa duecento, che devono raggiungere l’Engadina per lavoro, e i nostri studenti delle superiori che frequentano le scuola a Merano e Bolzano. Potendo transitare dalla Forcola il loro disagio sarebbe limitato perché il tragitto si allungherebbe “solo” di un’oretta; non fosse transitabile la Forcola, invece, il disagio sarebbe maggiore. Guardando le precipitazioni nevose degli ultimi anni, sulla Forcola siamo abbastanza fiduciosi affinché possa restare aperta, il periodo più a rischio è quello della seconda meta di novembre».
Il passo del Gallo che collega il Piccolo Tibet alla Svizzera e consente ai turisti provenienti del Nord Europa di raggiungere Livigno piuttosto agevolmente in inverno è fondamentale. Una via di comunicazione che è una fonte di guadagno non indifferente per Livigno, considerando le centinaia di migliaia di turisti che vi transitano, che difficilmente sceglierebbero Livigno se non potessero passare dal tunnel Munt La Schera, con dilatazione dei tempi di percorrenza che non sarebbero più concorrenziali. Ovvio che ogni chiusura del tunnel rappresenti per Livigno una mazzata sugli introiti legati al turismo. E lo scenario avrebbe potuto presentarsi se la chiusura del tunnel fosse stata decisa nei mesi di massima affluenza turistica su Livigno. Invece il dialogo con la Svizzera ha permesso di mitigare i danni per la chiusura del tunnel che è stato realizzato dal 1962 al 1965. La prima proposta di Engadiner Kraftwerke Ag (Ekv), la società idroelettrica proprietaria del tunnel, era quella di realizzare i lavori (un progetto da 14 milioni di franchi) solo di notte, ma il cantiere sarebbe rimasto aperto per quattro anni. Livigno ha preferito ridurre a due anni il disagio ed è stato trovato il compromesso con la chiusura totale nei mesi citati.
Una volta ultimati i lavori, sarà molto più sicuro passare dal tunnel. Sarà rinnovata l’illuminazione, i dispositivi di sicurezza per garantire in caso di incendio un pronto intervento. Miglioreranno anche l’impianto di videosorveglianza e di allarme e saranno posizionati dispositivi tecnologicamente avanzati per regolare il traffico. Resta invece un sogno per Livigno l’ampliamento del tunnel: «Noi abbiamo chiesto di poter realizzare una strada sul territorio del Parco nazionale svizzero, ma da questo ente non c’è apertura. Basterebbero due anni di lavoro per avere l’opera», dice Bormolini.
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