Rissa fra studente e prof, voce ai morbegnesi: «Era esasperato»

Ha diviso l’opinione pubblica il grave episodio che è avvenuto ieri mattina in una classe quarta dell’Istituto Saraceno Romegialli di Morbegno, dove un insegnante è stato protagonista di una reazione violenta nei confronti di uno studente.

Una lite tra i due nata nel momento in cui l’alunno ha cercato di strappare il cellulare al docente per evitare di prendere una nota interdisciplinare. Bocche cucite questa mattina nella scuola morbegnese, nessuno ha voluto commentare l’accaduto. La tensione era palpabile all’esterno dell’istituto scolastico, con le insegnanti che hanno categoricamente affermato di non voler rilasciare alcuna dichiarazione. La notizia ha fatto velocemente il giro del paese. Tutti erano a conoscenza del fatto.

I cittadini morbegnesi da noi intervistati erano tutti concordi nel sostenere che qualsiasi forma di violenza sia da condannare, ancora di più se a commetterla sia stato un adulto nei confronti di un ragazzo. «Una reazione troppo eccessiva da parte dell’insegnante, perché la violenza è sempre da condannare – ha affermato Laura Tonelli -, soprattutto se proviene da una persona che avrebbe il compito di formare. Bisogna comunque analizzare bene la dinamica perché i ragazzi di oggi hanno un modo di fare un po’ strafottente e arrogante, quel modo irrispettoso. Non avrebbe comunque mai dovuto alzare le mani a prescindere. Ci sono tante altre maniere per poter andare a punire il ragazzo, come ad esempio una sospensione. La violenza non deve proprio neanche essere presa in considerazione».

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Dello stesso avviso Ramona Pisani: «Penso che la violenza sia sbagliata in ogni contesto, però molto spesso questi ragazzi non hanno controllo. Posso immaginare la scena perché a scuola ci sono andata anch’io e di situazioni difficili ne ho viste anch’io in ambito scolastico. Il ragazzo potrebbe essersi avventato contro il professore, che essendo giovane, ha reagito in questa maniera, magari non volutamente. Sentiamo spesso di episodi in cui sono gli studenti a picchiare o a trattare male i professori ed è tutta normalità, quando succede il contrario e l’insegnante reagisce ci scandalizziamo. Sicuramente è da condannare un gesto del genere, però i ragazzi di oggi ti portano all’esasperazione. La famiglia in tutto ciò ha un ruolo fondamentale e deve insegnare ai ragazzi a portare rispetto alle figure che hanno davanti a scuola».

C’è chi anche chi si schiera dalla parte del docente, come Ileana Abbate: «Il comportamento che hanno i ragazzi al giorno d’oggi ti porta alla esasperazione. Non voglio dire che abbia fatto bene a comportarsi così perché purtroppo a pagarne le conseguenze sarà lui e non il ragazzo». Anche Luciano Gerosa difende la reazione dell’insegnante: «Sto dalla sua parte, anche se doveva riuscire a trattenersi. I ragazzi oggi hanno una prepotenza e una maleducazione che portano a far esplodere i professori».

I tempi sono veramente cambiati secondo Daniela Mazzolini: «Ho una sorella che insegna alle elementari che mi dice che i bambini ti fanno impazzire. La situazione è degenerata, penso che le famiglie non siano più presenti. Mi è capitato anche di assistere a una scena sul treno in cui una ragazzina sui diciotto anni toccava il sedere al suo insegnante cinquantenne. Non esiste più la disciplina di una volta». Anselmo Mazzoni non si sbilancia, vuole prima conoscere l’esatta dinamica di quello che è successo: «L’insegnante ha avuto un piccolo istinto animalesco, bisogna veramente capire come si sia comportato il ragazzo per giudicare». Anche secondo Marcello Fondrini è difficile esprimere un giudizio sull’episodio: «È difficile giudicare il fatto, mettere le mani addosso però non esiste. Anche se si ha ragione poi si va dalla parte del torto. Io penso che di gente cattiva non ce ne sia in giro, bisogna quindi riuscire a prendere nella maniera giusta un ragazzo problematico». Anche secondo Eugenio Bongio non ci sono informazioni a sufficienza per giudicare: «Purtroppo i ragazzi al giorno d’oggi creano diversi problemi, bisogna conoscere bene la situazione del ragazzo per capire come si possa essere arrivati a questi punti». .

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