Cronaca / Morbegno e bassa valle
Giovedì 07 Aprile 2016
Richieste di residenza in Comune
Ardenno dice «no» ai migranti
Tutto fermo in attesa di una risposta dal ministero sulle ricadute economiche e di responsabilità.
Ardenno blocca lo stato di residenza ai profughi. «Non ci sono certezze per i Comuni rispetto il rilascio dei documenti. Restiamo in attesa di capire che costi graveranno sull’ente locale una volta accettate queste domande rivolte ai nostri uffici da cittadini nullatenenti e senza lavoro. Nel frattempo abbiamo deciso di non concedere più questo tipo di certificati e abbiamo preparato una lettera per informare la Prefettura».
Il vicesindaco di Ardenno, Carlo Castelli aveva sollevato la questione nei giorni scorsi lamentando isolamento istituzionale: «Ancora una volta veniamo lasciati allo sbando quando si entra a contatto con la realtà dei migranti : da qualche giorno ad Ardenno i rifugiati, che attualmente vengono ospitati da privati, ci hanno presentato richiesta di residenza, ma non sappiamo quale sarà l’impatto per il Comune sulle responsabilità verso di loro».
La situazione è stata discussa in Prefettura la settimana scorsa, «ma la problematica relativa ai certificati resta ancora fumosa - specifica -. Non siamo l’unico Comune valtellinese ad averla sollevata e ora l’ufficio del Governo è in attesa della risposta del Ministero al quale è stato inoltrato uno specifico quesito sulla norma che disciplina la materia».
Nel frattempo la giunta comunale ha stabilito di dare uno stop alla domanda di residenza ad Ardenno dove attualmente sono presenti 60 migranti accolti in parte dall’istituto san Lorenzo e seguiti da Caritas e in parte da privati seguiti da una cooperativa sociale. «Da qualche tempo - precisa Castelli - sette hanno richiesto in municipio di ottenere la residenza in paese, possibilità questa concessa dalla legge e disciplinata dallo scorso agosto da normativa amministrativa. Sappiamo che sono in attesa di giudizio come rifugiati, che non hanno un lavoro e sono nullatenenti, abbiamo chiesto loro le motivazioni della richiesta e sono tornati in Comune con la normativa alla mano. Una sequenza che ci è sembrata strana- rimarca il vicesindaco - non vorremmo che sotto ci fosse qualcosa o qualcuno, visto che, purtroppo, i cittadini che si trovano in questa situazione sono spesso divenuti una sorta di bancomat utilizzato da chi specula sulla loro pelle».
Da questa riflessione parte la decisione presa ieri sulle richiesta di residenza, «che nulla ha a che vedere con argomentazioni dal sapore razzista: purtroppo la situazione continua ad essere mal gestita». Sono diverse le motivazioni che hanno spinto l’amministrazione a fermare il via libera alle residenze: «Ad esempio cancellare un iter di residenza comporta un tempo di attesa di oltre un anno e sappiamo che le domande inoltrate da questi cittadini sono a tempo, Ma soprattutto ci sconcerta il modo in cui è gestita la partita in loco: abbiamo chiesto più volte di interagire con la cooperativa, ma ad oggi non abbiamo ancora visto nessuno, nonostante si fosse accennato a progetti sui profughi da condividere su lavori socialmente utili, assunzioni a tempo». E conclude: «Emblematico anche il caso di un minore presente fra i profughi ospitati ad Ardenno: è stato chiesto al sindaco, che ha accettato, di fargli da tutore: ma la cooperativa sociale non si dovrebbe occupare anche di questo?».
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