Cronaca / Morbegno e bassa valle
Mercoledì 22 Febbraio 2017
Pronto soccorso di Morbegno, raccolte 5mila firme
Il comitato affida la propria voce a Ruggeri che oggi incontrerà con i sindaci la dirigenza sanitaria. Intanto anche il sindacato dice la sua: «Il bacino di utenza è di 45mila persone. Serve una struttura adeguata»
Il comitato popolare della Bassa Valle “ Ps/118 salviamo la sanità alpina” che si è riunito per salvare pronto soccorso e servizio del 118 a Morbegno ha raggiunto quota 5mila sottoscrizioni e si è presentato ufficialmente al sindaco di Morbegno, Andrea Ruggeri, «lo scopo -spiegano Laura Del Fedele e Monia Mazzoni, due delle portavoci del sodalizio -era presentarci al sindaco del Comune sul quale ci siamo costituiti e sul quale sorge l’ospedale. Abbiamo chiesto a Ruggeri di portare la nostra voce nella riunione di domani (oggi per chi legge) alla quale parteciperanno a porte chiuse sindaci della Bassa Valle e rappresentati della dirigenza sanitaria».
Sul caso ospedale intervengono anche i sindacati. «Come è noto il progetto di trasformazione dell’ospedale di Morbegno in “Pot” risale al 2014 e dava una progettualità realistica di questo cambiamento – afferma Claudio Botta della Cgil- sul fronte dell’urgenza/ emergenza con un bacino di utenza pari a 45mila abitanti un punto di primo intervento simile a quello esistente a Tirano o Livigno è del tutto inadeguato. La partita sulla garanzia di prestazioni 24 ore su 24 è ancora aperta».
Le condivisione e il sostegno della gente alla mobilitazione attivata dal comitato crescono e si leggono anche sulla pagina dedicata alla petizione on line (https://www.change.org/p/ats-della-montagna-no-alla-chiusura-del-pronto-soccorso-di-morbegno) dove i firmatari lasciano scritte anche le motivazioni che li hanno spinti a firmare.
Fra di loro c’è chi sostiene che sia « fondamentale avere un pronto soccorso che risponda alle urgenze evitando di andare nel super affollato presidio di Sondrio», altri dicono che «il Ps di Morbegno deve rimanere aperto perché funziona molto bene e serve ai cittadini».
Quindi le proteste: «Non si può impoverire ulteriormente il nostro territorio soprattutto per quanto riguarda la sanità», «perché è nostro diritto avere cure mediche pubbliche e non ritrovarci alla mercé di enti privati che speculano su noi poveri».
C’è chi porta la propria testimonianza diretta: «Mi hanno soccorso in occasione di un incidente in montagna con competenza e cortesia», oppure ancora: «Ho lavorato nelle ambulanze e so che, in molti casi, anche pochi minuti possono fare la differenza». Le testimonianze che arrivano da Morbegno, dai paesi vicini, dal Sondriese, dall’Alta Valle, sino alla zona del lago e del Milanese si moltiplicano e vanno tutti nella stessa direzione: «Non è corretto che venga rimosso un servizio così fondamentale per la popolazione in un territorio così complesso e con problemi di trasferimento non indifferenti. Quante vite verranno messe a rischio per i tempi di intervento che si allungheranno notevolmente?».
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