Precipita da un sentiero e muore: ricostruita la dinamica

Fino a domattina resterà a disposizione dell’autorità giudiziaria, composta nella camera mortuaria del presidio ospedaliero di Morbegno, la salma di Anna Giampaola Berneri, 71 anni, di Milano, rimasta vittima di una scivolata fatale a Tartano, in Val Lunga, sabato mattina, mentre stava compiendo un’escursione col marito verso i laghetti di Porcile.

Ha messo un piede in fallo ed è scivolata, Anna Giampaola, ruzzolando giù per il pendio, poi, con un capitombolo è finita nel greto del torrente battendo fortemente il capo. É stato il trauma cranico a provocarne la morte tant’è che quando i soccorritori di Areu, l’Agenzia regionale dell’emergenza e urgenza, sono giunti sul posto in elicottero da Bergamo, non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

Sul posto anche i tecnici del Sagf, il Soccorso alpino della Guardia di finanza e del Soccorso alpino del Corpo nazionale, ma, come detto, nulla si è potuto fare per l’escursionista, salvo verricellarla sull’elicottero e trasferirla a valle, a Morbegno, in obitorio. Con ogni probabilità questa mattina si procederà con la ricognizione cadaverica, dopodiché sarà la Procura sondriese, sulla base delle risultanze dell’esame e degli atti depositati dal Soccorso alpino della Guardia di finanza, che ha proceduto ai rilievi di rito, decidere rispetto all’eventuale autopsia o al rilascio del nulla osta alla sepoltura.

Rispetto a quanto inizialmente appreso, Anna Giampaola, che, insieme al marito, 80enne, conosceva i luoghi per averli già frequentati, non si sarebbe scostata ai bordi del sentiero per cedere il passo ad altri escursionisti in transito, ma avrebbe aggirato un masso sul quale si trovavano degli escursionisti, prendendolo dalla parte sbagliata. Invece di aggirarlo da destra l’avrebbe aggirato da sinistra, avrebbe quindi messo un piede in fallo e scivolata di sotto.

Una tragica fatalità, potremmo definirla così, che le è costata la vita, perché sotto c’era il pendio e poi il torrente e i sassi su cui ha battuto il capo. Disperato il marito si era precipitato a valle per raggiungere il primo posto col telefono, il rifugio Beniamino, a 1485 metri di quota, e chiamare il 112, dal momento che, più sopra, il telefonino non prende, ma anche se gli operatori di Areu si sono subito attivati, la sorte di quel triste sabato era già segnata. E dire che erano partiti per andare in Val Fabiolo, i due coniugi, e non ai laghetti di Porcile, poi il richiamo di questa meta è stato più forte.

Sempre sabato, alle 15.30, in Val Masino, altro intervento tosto per soccorrere un escursionista caduto mentre procedeva verso il rifugio Allievi. Nei pressi della casera di Zocca, a quota 1950 metri, è caduto dal sentiero e si è infortunato. Sul posto l’elisoccorso di Milano di Areu, l’Agenzia regionale dell’emergenza e urgenza, che lo ha recuperato con il verricello. Pronta in piazzola una squadra di tecnici del Corpo nazionale del soccorso alpino, saliti per l’assistenza alle persone che erano con l’escursionista e che hanno accompagnate a valle. Intervento che si è concluso alle 20.30 con il rientro delle squadre.

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