Cronaca / Morbegno e bassa valle
Giovedì 30 Novembre 2017
«PONTIGGIA HA AMMAZZATO SVETLANA E POI SI È UCCISO»
TROVATO BIGLIETTO SUL COMODINO
Questa mattina il procuratore capo di Sondrio Claudio Gittardi ha fatto il punto sul giallo che da settimane tiene con il fiato sospeso la Valtellina, mostrando un video e delle immagini di altre registrazioni effettuate all’interno della ditta Castelli nei quali si vede il marito, Nicola Pontiggia, trascinare il corpo senza vita della donna. Un biglietto trovato sul comodino della camera da letto della coppia, a Regoledo, frazione di Cosio Valtellino, supporterebbe la tesi investigativa: «Sei entrata nella mia vita e ci resterai per sempre. Ti amo».
Un caso di omicidio-suicidio. Svolta nelle indagini sulla scomparsa di Svetlana Balica, 44 anni, originaria della Moldavia.
Questa mattina il procuratore capo di Sondrio Claudio Gittardi ha fatto il punto sul giallo che da settimane tiene con il fiato sospeso la Valtellina, mostrando un video e delle immagini di altre registrazioni effettuate all’interno della ditta Castelli nei quali si vede il marito, Nicola Pontiggia, trascinare il corpo senza vita della donna.
Pontiggia dopo aver ucciso la moglie avrebbe occultato il cadavere nelle prime ore della mattinata di giovedì 2 novembre. Si è recato nella ditta di costruzioni di Morbegno dove lavorava da 27 anni e dove pensava, essendo giornata di chiusura, di non aver alcun intralcio nel suo disegno criminale. Si è mosso al buio e ha bruciato alcuni effetti personali della moglie e ne ha gettati altri. Poi, non utilizzando più la sua auto, ma un mezzo aziendale, avrebbe trasportato fuori il cadavere. Nel pomeriggio avrebbe invece inscenato il suo suicidio, in un primo tempo ritenuto un tragico infortunio sul lavoro.
Il video è stato registrato dalle telecamere di una parte del capannone Castelli attorno alle 6,20 del 2 novembre. L’uomo avrebbe dunque commesso l’omicidio e poi avrebbe occultato il cadavere della donna. Il movente? Forse lei se ne stava andando e lui non si rassegnava a questa idea. E in effetti questa circostanza era già emersa negli scorsi giorni dalle testimonianze raccolte. Pontiggia poche ore prima di morire avrebbe confidato alla ex moglie di essere stato lasciato da Svetlana e che la donna - ne era certo - non sarebbe più tornata da lui. Inoltre, Svetlana non era scomparsa dopo la morte del marito, ma prima: era stata vista in vita per l’ultima volta in una lavanderia del paese due giorni prima dell’incidente mortale che aveva visto come vittima il 55enne. Non aveva più utilizzato nessuno dei tre telefoni che possiede, né aveva prelevato contanti con bancomat o carta di credito. Né si era fatta viva con i parenti in patria.
Poi il finto incidente con il camion e il suicidio dell’operaio nel piazzale della ditta Castelli. Lasciando dietro di sé una lunga scia di misteri che si stanno chiarendo in queste ore. Uno, al momento, resta tuttavia insoluto: il cadavere della donna non è ancora stato trovato.
«Ora le indagini proseguono serrate perché vogliamo restituire alla famiglia il corpo della donna che, il momento, non si trova», ha aggiunto Gittardi, che aveva a fianco a sé il sostituto Stefano Larorre, titolare delle indagini. Durante la conferenza stampa sono state mostrate delle immagini registrate all’interno dell’impresa Castelli. Secondo le indagini, Pontiggia avrebbe ucciso la moglie perché la donna voleva lasciarlo e, probabilmente, dopo averla strangolata. «Non è stata rilevata una sola goccia di sangue di Svetlana - hanno infatti spiegato gli inquirenti -: né nella casa dei coniugi e neppure nella ditta dove l’uomo ha simulato un incidente mortale sul lavoro». Pontiggia avrebbe messo in scena un finto incidente sul lavoro, così da consentire la riscossione delle polizze assicurative alle figlie avute dalla prima moglie.
Un biglietto trovato sul comodino della camera da letto della coppia, a Regoledo, frazione di Cosio Valtellino, supporterebbe la tesi investigativa: «Sei entrata nella mia vita e ci resterai per sempre. Ti amo». L’ipotesi è che Pontiggia, il quale avrebbe portato il cadavere della moglie nei pressi della ditta in cui lavorava, prima che arrivassero i colleghi, possa essersi liberato del corpo senza vita in circa 13 minuti. Non all’interno dell’impresa edile ma più verosimilmente nei paraggi, magari gettandolo in un pozzo in riva al vicino fiume Adda o nello stesso corso d’acqua. A sua volta, poi, si sarebbe tolto la vita morendo sotto il camion che ha finto di dover riparare, ma che non necessitava di alcuna manutenzione. Tutto ciò lo scorso 2 novembre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA