Cronaca / Morbegno e bassa valle
Lunedì 23 Ottobre 2017
Ora a Buglio c’è la via Piero Melazzini
IntitolazioneCon una sobria cerimonia il sindaco Sterlocchi ha offerto al compianto banchiere l’omaggio del paese. Alla presenza della famiglia e del vice presidente della Bps Negri tanti gli aneddoti affettuosi ricordati su “Pieruccio”
Dai sabato a Buglio in Monte c’è via “Piero Melazzini - Cavaliere del lavoro”. È stata inaugurata in modo ufficiale, così come ufficiale è stato l’esplicito omaggio che il paese, rinnovando la topomastica comunale, ha voluto fare al banchiere che dal 1951 fino a poche settimane dalla sua scomparsa nel 2015, con le sue intuizioni e capacità ha fatto crescere la Banca Popolare di Sondrio.
Con una cerimonia sobria, «com’era nello stile di Melazzini», ma sentita, il sindaco Valter Sterlocchi insieme al parroco don Eugenio Sertorelli, ai residenti, la banda del paese, il responsabile delle risorse umane della Bps, Luigino Negri, e alcuni dipendenti della banca, ha presieduto alla cerimonia di intitolazione, alla quale hanno presenziato i familiari del banchiere, la moglie Luisa Missaglia, alla quale è spettato lo scoprimento dell’insegna che dà il nome alla via, e i figli Gabriele, Stefano, Alessandro e Mariateresa (Matteo è stato trattenuto a Tokyo, dove lavora) e Piero Codazzi, cugino di Melazzini che a Buglio è stato sindaco.
Sono più di uno i legami che Melazzini ha intrecciato con il piccolo centro abitato della costiera retica. Lo ha ricordato il sindaco, spiegando che «quella di oggi è soprattutto una dimostrazione di affetto nei confronti di Piero, per i suoi coetanei a Buglio da sempre Pieruccio, che ha trascorso l’infanzia e la giovinezza fra questi luoghi, visto che sua madre era di qui. Ho conosciuto personalmente Piero, che stimavo, e sappiamo delle sue doti professionali, della sua fortissima cultura del lavoro, ma oggi vogliamo onorare soprattutto il senso di appartenenza e l’affetto reciproco fra Piero e il suo paese». Non è stata casuale, a questo proposito, la collocazione della nuova via, che si trova proprio davanti alla vecchia dimora materna di Melazzini, oltre che all’interno del cuore dell’abitato. Ma è toccato al figlio Stefano svelare gli altri significativi dettagli che univano con un filo infrangibile Melazzini al paesino. Qui il banchiere conobbe sua moglie. «Mia madre aveva 15 anni e dalla Brianza arrivò a Buglio in villeggiatura dove incontrò papà e da allora non si sono più lasciati. Questa terra fa parte della nostra storia così come l’abbiamo vissuta e come ce l’hanno tramandata i nostri genitori».
A Buglio c’era l’amata nonna Teresa Codazzi, «generosa e sanguigna come la gente di Buglio. Rammento - ha continuato - che quando papà voleva distrarsi chiamava la nonna e parlavano dei fatti di Buglio. La sua stanza di decompressione, schiacciato com’era dal suo ruolo professionale, era qui». Poi l’ultimo, commosso, aneddoto che risale al Natale successivo alla morte del padre. «Ero qui a Messa e uscito ho visto i manifesti funebri che parlavano di “Pieruccio”: mi sono stupito che un uomo di potere, che incuteva soggezione a volte, anche in famiglia avesse avuto un vezzeggiativo, che potesse essere stato ragazzo. Per lui la montagna era l’alpe Scermendone, dove andava a caccia con l’amico don Lino Giana, Luogo da far conoscere anche a noi ragazzi, che faceva svegliare con sofferenza alle 4,30 per arrivare presto alla cima. Per tutto questo siamo grati della bella intitolazione».
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