Morbegno: «Un museo del formaggio? Ispiriamoci a quello in centro Parigi»
Nel lanciare la proposta del Museo del formaggio a Morbegno, il patron della media e grande distribuzione locale Antonio Tirelli, non ha scordato di ricordare che Morbegno è Città del formaggio.
L’anno scorso anno, infatti, Onaf (Organizzazione nazionale degli assaggiatori di formaggio), su proposta della delegazione provinciale, ha conferito a Morbegno il titolo di Città del Formaggio. Questa attribuzione è un riconoscimento al territorio morbegnese, che come noto, a sud si inoltra nelle valli del Bitto, verso il passo San Marco da un lato e verso la Valsassina dall’altro, alpeggi che storicamente hanno dato origine alla produzione del formaggio Bitto.
«Il ruolo di Morbegno come località di riferimento si è consolidato nel tempo con la Mostra del Bitto- afferma Oscar Del Barba, delegato Sondrio- Lecco di Onaf- . Un Museo del formaggio sarebbe la naturale valorizzazione del titolo che Onaf attribuisce alle realtà casearie italiane particolarmente significative. Potrebbe servire da vetrina anche per le piccole produzioni locali».
Del Barba fa un aggancio a quanto avviene per il vino dove un unico Consorzio promuove il lavoro di viticoltori, imbottigliatori e case vinicole. Per i prodotti caseari la normativa tutela «un singolo prodotto caseario (il Consorzio valtellinese è l’unica eccezione e ne tutela due, il Casera e il Bitto).quindi i formaggi prodotti fuori dai due disciplinari non godono alcuna forma di tutela e per la promozione si affidano su iniziative autofinanziate».
La “vision” proposta da Tirelli e il successivo dibattito «evidenziano che il tema è maturo e potrebbe anche essere risolto, ovviamente con gli adeguati finanziamenti, ispirandosi, e con gli opportuni adattamenti, a quanto nello scorso mese di giugno è stato realizzato sull’isola Saint Louis, che un tempo si chiamava Île aux Vaches (Isola delle Vacche), nel centro di Parigi». Il Museo ha occupato i circa 300 metri quadrati dismessi dal ristorante “Nos Ancêtres Les Gaulois” e si articola in una galleria espositiva interattiva, aree didattiche e un piccolissimo caseificio. Accanto all’area didattico-espositiva è presente una crèmerie-fromagerie dove è possibile acquistare formaggi provenienti da tutte le regioni della Francia; c’è anche uno spazio dove è possibile acquistare utensili, libri sui formaggi, e vari oggetti in tema caseario.
«La collocazione di questa funzione attrattiva deve essere opportunamente studiata- sottolinea il portavoce di Onaf- ; la ex latteria centrale di Morbegno presenterebbe problemi di accessibilità e di parcheggio, anche se una sua rivisitazione potrebbe essere indubbiamente suggestiva. Una soluzione come quella ipotizzata dell’ex centrale di Campovico potrebbe anche servire da stimolo per la costruzione di un nuovo ponte sull’Adda». Senza dimenticare che la Casa del formaggio «dovrebbe affrontare anche il tema del carrello dei formaggi che dovrebbe presentare, in ogni ristorante locale di un certo livello, la produzione valtellinese accanto a qualche chicca proveniente da altre parti d’Italia e del mondo». A questo proposito la delegazione Onaf sta progettando un concorso provinciale “il miglior carrello di formaggi dell’anno”» . E infine: «Il Museo potrebbe servire da suggerimento per promuovere presso ciascun rivenditore, e soprattutto presso la grande distribuzione, appositi “angoli” o settori con l’esposizione opportunamente studiata dei prodotti locali»
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