Morbegno, torna in classe il professore accusato di aver colpito al volto uno studente

Morbegno

Ha scontato 66 giorni di sospensione, e ora è tornato a insegnare all’Istituto professionale Romegialli di Morbegno, ma il suo operato è sotto stretto controllo, dovrà dimostrare di essere idoneo a portare avanti il difficile ruolo che gli è stato assegnato, quello di insegnare e di educare.

Martedì, al rientro degli studenti dopo le vacanze natalizie, è tornato al lavoro anche Giovanni Fusco, il professore di 37 anni di origini pugliesi protagonista il 16 ottobre scorso di un episodio violento all’interno di un’aula dell’Istituto morbegnese. Poco prima dello stop delle lezioni, infatti, è scaduto il provvedimento di sospensione deciso dal il dirigente scolastico, Antonino Costa, dopo che il professore aveva colpito al volto e spintonato uno studente di 18 anni che aveva tentato di strappargli di mano il telefono cellulare con cui intendeva inserire nel registro elettronico una nota disciplinare. Così, dopo le vacanze l’insegnante è tornato in cattedra, ma non si tratta di un reintegro, piuttosto, come detto, della fine del provvedimento disciplinare.

Anche il ragazzo ha avuto un provvedimento dopo l’episodio, tre giorni di sospensione con obbligo di frequenza durante i quali ha svolto attività educative.

La vicenda, quindi, sembra essere chiusa così, anche perché non si procederà dal punto di vista penale. La famiglia dello studente, che alcuni giorni dopo l’episodio aveva deciso di denunciare l’insegnante, ha infatti ritirato la querela. All’istituto Romegialli, quel mercoledì mattina attorno alle 9, erano intervenuti i sanitari del 118 con un’ambulanza in codice verde, quello che indica minima gravità, e pure i carabinieri della Stazione di Morbegno, gli stessi che avevano poi raccolto la denuncia dello studente maggiorenne. Il ragazzo comunque non aveva avuto bisogno di cure ospedaliera, i paramedici si erano limitati a refertare le lievi lesioni riportate, prognosi di pochi giorni.

L’episodio aveva fatto molto parlare, l’opinione pubblica si era divisa tra chi condannava il gesto violento dell’insegnante e chi invece puntava l’attenzione più su quanto fatto dal ragazzo piuttosto che sulla reazione dell’adulto.

E se il giovane non ha mai voluto parlare con i media dell’accaduto, Giovanni Fusco, invece, da noi contattato, si era difeso così: «Non ho aggredito il ragazzo, ho solo ripreso il telefono che mi era stato rubato per aver messo una nota disciplinare. Nota che si meritava e che è rimasta nel registro elettronico. Le pesanti accuse che mi vengono mosse sono frutto di un’incomprensione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA