Cronaca / Morbegno e bassa valle
Martedì 16 Ottobre 2018
Morbegno piange Bottà
Anima del Trofeo Vanoni
«A Morbegno nessuno è estraneo , l’unico estraneo è l’amico che non abbiamo ancora conosciuto». Si legge dentro questa frase che ha pronunciato anche durante il “ suo “ Trofeo Vanoni, il dna di Gianpietro Bottà consigliere onorario del Csi Morbegno, realtà sportiva nella quale ha militato prima come atleta poi come dirigente dall’inizio degli anni ’60. Amante della corsa in montagna, disciplina così vicina ai luoghi dove ha vissuto, che considerava possibilità privilegiata per intessere amicizie nuove e scambi capaci di portare legami saldi ben al di là degli stretti confini locali, Bottà, nato nel 1945 è scomparso domenica sera dopo una grave malattia, ma resterà indelebile la sua eredità positiva a chi lo ho conosciuto, ma anche a chi ne ha solamente sentito parlare.
Bottà lascia la moglie Savina e figli, Giacomo, Mattia e Andrea. I funerali si sono tenuti oggi alle 15,30 nella chiesa dell’Assunta. Con Bottà, grande anima del Trofeo Ezio Vanoni, la staffetta di corsa in montagna alla quale ha dato anima nazionale e internazionale, se ne va un pezzo grande della storia non esclusivamente sportiva della cittadina del Bitto.
Oltre al suo ruolo nel Csi, è stato membro della Fidal (Federazione italiana di atletica leggera), ma anche consigliere comunale con il sindaco Giulio Spini nel mandato ’70/75, membro della Confraternita dell’Assunta e padre del gemellaggio tra la città di Morbegno e quella di Llanberis (Galles), che ospita la Snowdon Race gemellata con il Trofeo Vanoni e giudicata la seconda corsa più importante del Regno Unito dopo la maratona di Londra, nonché membro onorario del Comitato di gemellaggio, storico speaker del Vanoni che quest’anno non ha fatto in tempo a salutare ( si terrà il ventotto ottobre), ma era conosciuto anche la per la sua ditta Bottà Pavimenti.
«Il Vanoni quest’anno obbligatoriamente gli verrà dedicato - dice Cristina Speziale del Csi- Pietro, atleta, dirigente, per le grandi doti dialettiche ed empatiche è stato il nostro responsabile delle relazioni pubbliche, memoria storica anche per la sua cultura, speaker fantasioso. Impossibile non citare la sua capacità di sapere coinvolgere, al di là delle differenze generazionali o di provenienza».
Un uomo indubbiamente amato Bottà, nessuna retorica, come testimoniano i moltissimi messaggi di cordoglio. Il presidente del Csi, Giovanni Ruffoni, ha volto salutare, « il nostro Pietro, lui che mi ha portato nella società e mi ha insegnato ad amare la corsa in montagna».
Il Comune rammenta «una persona squisita, appassionata, competente che tanto ha dato alla città. Con il suo sorriso, il suo entusiasmo e la sua competenza ha accompagnato generazioni di morbegnesi avvicinandoli allo sport e alla diffusione dei suoi valori».
«Un grave lutto ha colpito l’atletica della Valtellina, è mancato «uno dei padri della corsa in montagna azzurra» per usare le parole del presidente del Comitato Regionale Fidal Lombardia Gianni Mauri, che gli consegnò un premio speciale alla carriera. Negli anni Settanta fu uno dei massimi promotori, insieme a Raimondo Balicco e Angelo De Biasi, dell’ingresso della corsa in montagna in ambito federale» ricorda il responsabile tecnico azzurro Paolo Germanetto.
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