Cronaca / Morbegno e bassa valle
Giovedì 03 Agosto 2017
Lascia l’insegnamento per la musica
«Tento la carriera di cantante lirico»
La storiaAndrea Civetta frequenta le lezioni di canto con il tenore della Scala Luca Di Gioia
Ha già debuttato nel 2016 nella Traviata in diversi teatri italiani - Il sostegno della famiglia
«Mia madre mi ha spinto
a concentrarmi su ciò
che desidero
fare veramente»
Andrea Civetta è un ragazzo fortunato, perché ha avuto buoni maestri. Papà Dario e mamma Liliana che lo hanno sempre incoraggiato ad assecondare le sue passioni.
Il fratello maggiore Stefano, anche lui musicista: lavora a Londra alla Abbey Road, uno dei più importanti studi di registrazione al mondo da cui passarono ai loro tempi anche i Beatles.
L’amica e l’insegnante
L’amica di famiglia Ebe, che da sempre tifa per lui. L’insegnante di lettere del liceo, Concetta Spini, grazie alla quale ha capito che le materie umanistiche erano la sua strada, messa da parte la matematica che lo ha indirizzato, dopo le medie, nelle aule dello scientifico Nervi.
A casa Civetta, ad Ardenno, si respira e ci si nutre di note. Papà Dario suona la tromba e dirige la banda del paese.
Il clarinetto
Andrea, sin da ragazzino, canta nel coro parrocchiale, ma sceglie il clarinetto, in cui si diploma al Conservatorio. Lo studente ama alla follia anche la letteratura, specie gli autori dell’Ottocento e il Novecento e si laurea in Lettere alla Statale di Milano con una tesi su “L’anonimo Lombardo” di Alberto Arbasino, esponente di spicco della corrente neoavanguardista che, guarda caso, ha un inizio melodrammatico, con la Medea di Cherubini, interpretata dalla magistrale Maria Callas e la regia di un debuttante Bernstein.
Prof alle medie
Andrea insegna italiano da due anni. È stato alle medie di Ardenno e, lo scorso giugno, ha portato alla maturità gli studenti del De Simoni. Insegnare gli piace moltissimo, ma il prof ha deciso di lasciare la scuola per tentare la carriera del cantante lirico. «Avrei voluto continuare a lavorare, per non pesare ulteriormente sulla mia famiglia - così Andrea, che lo scorso maggio ha compiuto 28 anni - ma mia madre mi ha spinto a concentrarmi su ciò che desidero fare veramente, così sto frequentando lezioni di canto con il tenore della Scala Luca Di Gioia e intanto sogno di calcare un giorno le scene del teatro milanese o del Metropolitane di New York».
Il debutto
Civetta ha già debuttato nel 2016 nella Traviata, interpretando Gastone, in diversi teatri italiani. A Chiavenna era in scena con il Barbiere di Siviglia e il 27 maggio di quest’anno, giorno del suo compleanno, ha cantato da tenore solista, insieme ad una collega mezzosoprano, un repertorio di arie da camera e d’opera.
«A differenza degli altri generi musicali, premettendo che comunque io ascolto di tutto, la lirica muove qualcosa dentro che l’altra musica non riesce a fare - aggiunge -. Nella lirica la voce raggiunge la sua massima estensione, è lo strumento con cui ti esprimi ed interpreti la partitura, tutto il corpo vibra con te ed è bellissimo».
L’attrazione per l’opera
Andrea sente una predisposizione innata per l’opera e per il tipo di emotività che la lirica suggerisce: «Ogni spettacolo restituisce un contatto quasi mistico con il pubblico, si entra in un contesto magico, nel quale il cantante cerca il giusto equilibrio tra l’interpretazione psicologica del suo personaggio e la partitura».
Il musicista, che sostiene con decisione «non parteciperei mai ad un talent show», è anche membro stabile dell’Orchestra Antonio Vivaldi, diretta dal giovane direttore di Morbegno Lorenzo Passerini.
«Anche lui mi sostiene sempre, così come tutti i colleghi musicisti - ancora Andrea - adesso mi concentro sullo studio e mi preparo a partecipare a concorsi ed audizioni».
Il tentativo alla Scala
Il prossimo luglio proverà ad entrare alla Scala di Milano e forse un giorno potrà essere Calaf nella Turandot, un tenore lirico già maturo emulando i suoi idoli di riferimento, i grandi della lirica: Luciano Pavarotti, Beniamino Gigli o Carlo Bergonzi, questi sì maestri eccellenti. n
Maria Cristina Pesce
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