Cronaca / Morbegno e bassa valle
Domenica 11 Agosto 2019
L’addio al “Tiri”: «Roccia in campo e anche nella vita»
ll mitico stopper della Morbegnese, il talamonese Guido Tirinzoni, è scomparso dopo una lunga malattia all’età di 80 anni. El Guidone o il Tiri, come era ribattezzato, è stato ben voluto da tutti, compagni e avversari. Ma anche i tifosi, nel corso degli anni, hanno avuto modo di apprezzare le qualità di questo grande uomo che ha dimostrato nella sua lunga carriera, prima come calciatore, poi come allenatore in diverse società.
Generoso, serio, determinato e trascinatore, in campo e fuori, el Guidone ha lasciato una bella lezione di sport ma soprattutto di vita. Nelle sfide sul campo dava sempre il meglio, mai visto un lottatore simile: terminato il match, però, aveva il dono di sapere creare amicizia con tutti, al di là di come si era conclusa la partita.
L’ex presidente dell’Us Morbegnese, prima, Morbegno Calcio 1908 poi, Franco Soncini, lo ricorda così : «Guidone è stato una roccia in campo, ma anche nella vita quotidiana. Durante le partite era un gigante della difesa, con una particolare forza psicologica che gli consentiva di trascinare nei momenti critici i suoi compagni. Insieme a Zanardi, Salvadori, Ventura, Ciapponi, Del Barba e Franzoni resterà per sempre una bandiera del calcio di Morbegno».
Talamonese, classe 1939, una passione e volontà fuori dal comune, è stato la “bestia nera” di tanti centravanti. Dal 1957 al 1973, sedici anni di seguito, fu indiscusso pilastro della difesa biancoceleste, vincendo ventenne un campionato con Franzosi, ripetendosi con Beretta dodici anni dopo. Fu, senza ombra di dubbio lo stopper per eccellenza, dapprima con alle spalle il mitico Bellini e poi con il suo grande amico Carlin Salvadori. I due furono, per almeno un decennio, la coppia difensiva spauracchio del calcio dilettantistico lombardo. «Soffrivo di più i centravanti piccoletti, per fortuna che dietro c’era il Carlin» aveva ricordato in un’intervista.
Forte in elevazione, aveva un colpo di testa eccezionale. «Nella mia lunga carriera, credo di aver sofferto solo con Saibene di Tavernerio e con Longhi dell’Ignis.Il presidente Amanzio Toccalli mi voleva un gran bene: una volta mi pagò 25 giorni di lavoro, in quanto ero tutto “rotto”. Augusto Beretta era un secondo papà, mentre Nani Franzosi mi faceva stare a dieta, che sofferenza. Che ricordi quando vincemmo il secondo campionato insieme a Zanardi, il compagno con cui ho legato di più assieme a Salvadori, a Dubino, di nuovo a Morbegno, poi nella compagine di Antonelli. Quando lo vidi in campo giovanissimo, capii subito che era un talento e tentai sempre di proteggerlo». A 42 anni Tirinzoni ha lasciato il calcio giocato per iniziare la carriera d’allenatore a Delebio alla corte di Folzani, per proseguire a Cosio, a Morbegno con Del Barba, a Dubino, di nuovo a Morbegno, poi nella compagine del suo paese e nel Colico.
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