La riforma sanitaria
parte da Bormio

Primi incontri tra Ats, Asst e medici di base sul nuovo ordinamento previsto dalla Regione Lombardia. Prima struttura sarà la Casa di comunità bormina, poi apriranno quelle di Livigno, Tirano, Berbenno e Morbegno

«Quello che vogliamo è costruire una sanità più utile, snella, efficace, fatta di meno burocrazia e maggiore rispondenza ai bisogni reali di salute delle persone. Ed è, comunque, bello che Ats e Asst ci abbiano chiesto di farlo insieme».

A dirlo è Paolo Galenda , coordinatore del Centro di riferimento territoriale della medicina generale della Valmalenco (Distretto Sondrio 4) che, con altri colleghi, ha partecipato alla riunione di lunedì scorso in Ats per il riassetto della medicina territoriale. Una riorganizzazione che da qui al 2024 passa per la creazione di quattro Distretti (Alta Valle, Media Valle, Bassa valle, Valchiavenna, e Alto Lario), di una Centrale operativa territoriale situata a Sondrio, di quattro Ospedali di comunità, previsti a Sondalo (VI padiglione), Sondrio (al Moncucco), Morbegno (Pot di via Morelli) e Dongo, di sei Case di comunità hub situate a Bormio, Tirano, Sondrio, Morbegno, Chiavenna e Dongo, e di tre Case di comunità spoke, a Livigno (Casa della sanità), Chiesa in Valmalenco (Punto sanità) e Berbenno (Punto sanità). Soppressa, invece, la Casa della sanità spoke inizialmente prevista a Tresenda di Teglio.

Questo il quadro, la costruzione di carattere generale, che però ora bisogna “mettere a terra”, per usare una formula espressiva in gran voga.

Il primo taglio del nastro, avverrà il 18 marzo prossimo a Darfo Boario Terme, dove Ats della Montagna inaugurerà la sua prima Casa di comunità. Poi, è una certezza, toccherà a Bormio ospitare in via Agoi la prima Casa di comunità della provincia di Sondrio. Il quadro si completerà subito dopo in Alta Valle con l’allestimento anche della Casa di comunità spoke di Livigno. Entro quest’anno apriranno poi anche le Case di Tirano, Berbenno e Morbegno, entro il 2023, Chiesa e Chiavenna. Poi, sempre entro il 2023 l’Ospedale di comunità di Morbegno, ed entro il 2024 o subito dopo quelli di Sondrio, Sondalo e Dongo.

L’apporto “progettuale” dei medici sarà quindi realistico e strettamente calibrato sui bisogni di salute delle persone. «L’intenzione è quella di analizzare quelle che sono le prestazioni che ci vengono più richieste, che prescriviamo di più, e da lì partire per capire cosa trasferire nelle Case di comunità - dice Galenda -. Le Case di comunità costituiranno i punti di riferimento territoriali della medicina generale, quindi saranno chiamate ad assolvere a bisogni di tipo sanitario ma anche socio-sanitario e sociale, in un’ottica d’insieme, integrata».

Non si sostituiranno però agli ambulatori diffusi sul territorio, che rimarranno tali

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