Cronaca / Morbegno e bassa valle
Lunedì 21 Novembre 2016
La caduta libera di una società
che fu ricca
Morbegno: il romanzo di Santarossa presentato al museo rappresenta una fotografia del Nordest post crisi.
Un mondo occidentale in caduta libera, che, arrivato al tempo narrativo del 2020 si ritrova abitato da una popolazione apatica, passiva in grado di «fare il callo e abituarsi a tutto», tra gente che ha smesso di prendersi a cuore le cose e reagire. Questo è il Nord postindustriale raccontato venerdì sera a Morbegno nelle sale del museo civico dallo scrittore friulano Massimiliano Santarossa, che presentava, su invito della biblioteca cittadina e del comune il suo ultimo libro, dal titolo “Padania”.
L’autore, al suo ottavo romanzo dialogava dal palco con Gabriele Dossena, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, ad ascoltare i due e a porre domande di attualità e anche di letteratura un pubblico numeroso. Santarossa con “Padania” sta correndo tra le menzioni della critica nazionale, del suo libro si parla benissimo, le recensioni esaltano sia lo stile di scrittura, sia l’impegno intellettuale dell’opera, definita dallo stesso Santarossa, un «romanzo sociale e familiare, un testo di impronta letteraria pura e di testimonianza. Scritto - ha aggiunto - con la volontà di raccontare la realtà, “quello che c’è fuori”». Fuori e attraversate dall’indagine descrittiva dell’autore e del suo io narrante, ci sono le regioni e le province che un tempo erano ricche.
«Il Lombardo-Veneto», ha affermato l’autore, «quelle zone di Italia che per decenni sono state una possente “locomotiva” economica», contesti territoriali e realtà a cui fino a qualche anno fa appartenere «ti dava un senso di orgoglio». Oggi, scrive Santarossa, la recessione è la grande protagonista materiale di queste terre che si stanno impoverendo, tra persone che non «si sono rassegnate al proprio impoverimento, alle nuove condizioni», che non hanno neanche capito come possa essere un proprio ruolo nuovo. La decadenza sopravvenuta ha caratteristiche distruttive. «Si continuano a volere e ad acquistare beni - ha chiarito l’autore - senza averne la possibilità» e non ci si accorge di andare a rotoli.
Lo scenario futuristico ma non troppo, vicino anche nella datazione in cui è ambientato il romanzo alla realtà dei nostri giorni, è immerso in un grande vuoto. «Un grande buco emotivo ed esistenziale nel quale si sopravvive distraendosi forzatamente». La voragine è quella dentro la quale secondo molti cronisti e anche secondo Santarossa sta venendo “inghiottito” per sparire il ceto medio italiano, di fronte alla quale si «ridimensionano drammaticamente ambizioni e potere dei ceti borghesi» e il quadro non è “apocalittico”, dato che si stempera e sparisce, «anche la voglia di ribellarsi». Su questo sfondo si narrano vicende familiari, nevrosi contemporanee, spinte all’alienazione. Riflesse da un mondo mediatico centrato sui “social” che, sostiene lo scrittore, «crea un’informazione velleitaria nella quale tutti prendono la parola indistintamente, imponendosi con abusi». Tutto è nero, la chiave lirica è affidata alla scrittura, lenta, articolata, «che cerca parole - dice Santarossa - che tirino fuori dal buio».
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