Cronaca / Morbegno e bassa valle
Sabato 21 Aprile 2018
«Io portiere all’Inter, esperienza unica»
L’oratorio di Delebio ha organizzato una serata con il campione di Rogolo svoltasi al Circolo culturale. Dalla figurina di Pagliuca al Liverpool, dal Torino alla scelta del numero di maglia, firmando autografi a tanti bimbi.
Un galantuomo in mezzo ai pali. Daniele Padelli, 32 anni di Rogolo, custode della porta dell’Inter in coabitazione con Samir Handanovic è stato ospite giovedì del Circolo culturale a Delebio. Paese con la cui squadra è cresciuto, prima di allontanarsi dalla Valtellina nel 2001 per trasferirsi al Lecco.
Ad accogliere il portierone di Rogolo nella grande sala parrocchiale era arrivata tutta Delebio, c’era la gente di Rogolo, centinaia di bambini, ragazzi, le famiglie, gli ex tecnici. Quasi mille persone. Nessuno ha voluto mancare a questo incontro con un amico, l’ex ragazzo della porta accanto, rappresentante di grande spicco dello sport e testimonial del calcio valtellinese.
Padelli ha raccontato questa sua prima stagione con l’Inter. «Quella nerazzurra – ha confermato Daniele – è sempre stata la “mia” squadra, tifo Inter fin da bambino, da quando sono nato». Gli amici, ex docenti e tecnici di Delebio avevano preparato una carrellata di vecchie fotografie e diapositive che lo ritraevano. In un’immagine si è vista una figurina da album dell’allora portiere dell’Inter Gianluca Pagliuca, Padelli l’aveva ritagliata. Al posto dell’allora numero uno nerazzurro, in quella figurina aveva incollato e inserito il suo viso scontornato di bambino.
Daniele ha confermato il simpatico aneddoto: «Ero andato alle macchinette a fare la fototessera – ha rivelato –, poi ho “giocato” con foto e caratteri di altre figurine per comporre il mio nome, Daniele Padelli». Un sogno che si è realizzato. Dell’approdo a Milano nella scorsa estate dopo la fruttuosa e prolungata stagione torinese il calciatore e portiere ha parlato a lungo. «Per questa mia avventura nerazzurra – ha chiarito sollecitato dalle domande fatte dal pubblico – ho scelto la maglia numero 27. Il 20 come data è il giorno in cui mi sono sposato, 7 il giorno in cui è nato mio figlio Diego. Non sono il portiere titolare, ma ho davanti Samir, che oggi è il migliore d’Europa. Ci alleniamo tutti e due per giocare, poi l’allenatore fa le sue scelte, sceglie il migliore. E io ho accettato di fare il secondo».
«Del resto – ha anche spiegato – la proposta arrivata da Milano era uno di quei treni che passano una volta nella vita. Su quel treno ci sono salito, l’Inter era un’esperienza che volevo fare e oggi sono felice. Ora sono dove ho sempre desiderato essere». La serata era organizzata dall’oratorio di Delebio, i ragazzi arrivati con palloni, magliette da autografare hanno dialogato con Padelli ponendogli decine di domande.
Il campione cresciuto a Rogolo ha risposto a tutti. Ha parlato del Torino, «La seconda casa», squadra della definitiva affermazione professionale, luogo nel quale è iniziata la convivenza con la moglie Claudia. Ha ricordato Liverpool nel 2007, primo italiano a giocare in Premier league e ha tratteggiato alcuni aspetti del calcio inglese. «Lì è un po’ più facile essere una persona quando esci dal campo. C’è meno pressione, scendi sul terreno di gioco, fai il tuo lavoro. Poi esci, sei come tutti. In Italia si vive diversamente l’essere protagonisti. I social ti incalzano, le critiche sono fitte e feroci, sei più esposto. Ma io resto quello di sempre e come me il 99,9% dei miei colleghi».
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