
Cronaca / Morbegno e bassa valle
Venerdì 14 Marzo 2025
«Incidenti tra sciatori: manca la cultura dello stare in pista»
Il commento Nicola Croce, 61 anni, maestro in quota Amarezza anche per gli episodi di omissione di soccorso «Non c’è la preparazione su come ci si deve comportare»
Morbegno
Gli incidenti e gli scontri sulle piste da sci sono una costante in questa stagione invernale, nelle skiaree della provincia di Sondrio, come in quelle di fuori provincia e anche in Svizzera. Dove lavora come maestro di sci, Nicola Croce, 61 anni, di Morbegno, che sta seguendo con interesse anche quanto viene pubblicato al riguardo su questo giornale, sia in termini di resoconti delle forze dell’ordine, sia di testimonianze di sciatori travolti sulle piste e poi abbandonati a loro stessi.
All’opera in Svizzera «Tanti non guardano davanti a loro»
«Spiace leggere di queste persone che salgono da noi per una sciata in tranquillità e poi vengono abbattuti in pista e non sanno neppure chi “ringraziare” - dice Croce -. Assistiamo a una recrudescenza di questi episodi che non va bene e, secondo me, è figlia di una mancanza di cultura generale su come si va in pista. E della mancanza di sensibilizzazione al riguardo. Si sensibilizza su tutto, giustamente, ma non su come si procede sulle piste da sci per cercare di evitare scontri terribili, anche mortali. Fermo restando che il rischio zero non c’è in nulla, neanche in montagna, un certo tam tam mediatico sarebbe importante per contenere questi fenomeni in aumento in Italia come in Svizzera. Con la differenza che in Italia c’è un dispiegamento notevole di forze dell’ordine sulle piste, fra Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza, che effettuano controlli a scopo preventivo e possono irrogare anche sanzioni e ritirare lo skipass, mentre in Svizzera questo controllo non c’è. C’è un servizio Sos piste che funziona alla grande, però, non può irrogare sanzioni, controllare le persone, ritirare lo skipass».
Preparazione carente
Per Nicola Croce il problema, quindi, è prima di tutto culturale e di preparazione ad affrontare le piste.
«Bisogna partire dalla sicurezza e imparare a guardare oltre le punte dei propri sci - dice -. Perché se non alziamo lo sguardo e siamo concentrati lì, non ci accorgiamo di chi e di cosa ci sta attorno. I cartelli ci sono, ovunque, sono chiari, spesso in più lingue, e bisogna leggerli. Io parto da lì con i bambini e con gli adulti che porto in pista per le lezioni di sci. Insegno loro ad alzare lo sguardo dalla pista e a leggere i cartelli. Sul Corviglia c’è un incrocio difficile, ma segnalato al massimo, con cartelli in tutte le lingue, che ti vengono addosso talmente sono impattanti, eppure, niente, non li guardano. E puntualmente capitano incidenti anche molto gravi. Solo pochi giorni fa ce n’è stato uno non di poco conto».
Niente zig-zag
Dopodiché, per evitare gli impatti, secondo Croce, c’è un solo modo di procedere in pista, ovvero quello di andare dritti per la propria strada senza zigzagare improvvisamente di qua e di la.
«Occorre scendere creandosi un corridoio fatto di curve ritmate con lo stesso arco - dice Croce -, io questo insegno ai bambini e agli adulti, perché se sono davanti e zigzago a destra e a manca e, improvvisamente taglio la strada a chi mi segue per mille motivi, anche solo per evitare un piccolo dosso, chi segue mi stende e probabile non mi poteva neanche evitare. É importante scendere in modo ragionato e dettato dalle condizioni della pista, del meteo e della neve. Se sono un principiante o una persona che procede piano, in relax, va benissimo, ma meglio optare per un orario in cui le piste non sono troppo affollate, fra le 8 e le 10 del mattino. Se mi devo fermare in pista, lo posso fare, ci mancherebbe, ma sempre alle estremità dei lati, a destra o a sinistra, non in mezzo alla pista o, peggio, sotto un dosso. Se la neve è molto dura, ghiacciata, ci vuole doppia attenzione, e così se la visibilità è ridotta perché nevica o c’è nebbia».
Accorgimenti di base, ma che non vengono seguiti, per Croce, e così finisce che gli scontri superano le banali cadute con tutte le difficoltà del caso nel risalire a chi ha fatto che cosa. Anche perché chi investe, spesso, prende e va.
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