Il cervo appeso al balcone sulla strada: «Davvero un gesto di cattivo gusto»

Val Masino Vaninetti: «Non so se volesse affermare la supremazia dell’uomo sulla natura»

Ha fatto inevitabilmente discutere il cervo appeso domenica in bella ( o meglio brutta) mostra sulla strada principale della Val Masino, nella frazione di San Martino di cui abbiamo dato notizia ieri. Dopo essere stato ucciso in una battuta di caccia, l’animale è stato sistemato a testa in giù agganciato a una corda, a penzoloni dal terrazzo che si affaccia sulla strada provinciale. A denunciare la macabra visione, l’Enpa, l’Ente protezione animali, che ha puntato il dito contro «un oltraggio alla sensibilità di chi si trova sulla strada principale. D’accordo anche il sindaco Pietro Taeggi che ha contattato il cacciatore, con regolare licenza: « ha promesso di non ripete la pratica che so essere purtroppo ancora diffusa prima della macellazione»- le parole del sindaco che ha parlato di«gesto orribile» a proposito del cadavere del cervo che è stato quindi rimosso e toto dalla vista dei passanti. Sul caso interviene anche Villiam Vaninetti presidente del Wwf Valtellina Valchiavenna. «è indubbio che si tratti di gesto di cattivo gusto, non so se chi l’ha compiuto volesse affermare la supremazia dell’uomo sulla natura o esibire un trofeo – dice Vaninetti – del resto ogni anno a Morbegno dei trofei ne fanno un’esposizione invitando anche le classi elementari così i bambini possono vedere teste e scheletri dei selvatici. Nel 2024 certe cose andrebbero evitate. Difficile capire cosa può spingere un cacciatore a un gesto simile, nemmeno tanto furbo anche perché oggi la sensibilità verso gli animali è superiore di anni fa. Non ne faccio una tragedia, però ne condanno l’opportunità e spero almeno che lo abbia abbattuto regolarmente secondo le norme vigenti, ben sia pentito, magari si pentisse della caccia in sè». Poi Vaninetti allarga il discorso. «C’è un dato uscito di recente a livello nazionale : i cacciatori in Italia sono diminuiti rispetto l’anno scorso di circa 30mila persone, specialmente nelle zone in cui c’è la più alta densità di cacciatori, cioè il Bresciano e il Bergamasco. Purtroppo la diminuzione nella nostra provincia non arriva nemmeno alla trentina. Però il dato generale ci dice che la caccia sta avendo sempre meno appeal, soprattutto nelle nuove generazioni». Insieme ai cacciatori però è diminuita anche l’area cacciabile , la Tasp, «cioè il territorio che ogni provincia destina per la caccia seguendo una serie di normative considerando una certa distanza dalle abitazioni, corsi d’acqua eccetera- ancora il presidente del Wwf locale -. Siccome l’Italia è in una continua e irresistibile cementificazione , i cacciatori sopravvissuti, che sono ancora più di 600. 000, sono costretti in zone più ristrette e quindi i danni che fanno sono ancora maggiori». Cita poi un altro dato: da una recente ricerca sul campo non è stato trovato un Gallo cedrone in tutte le Orobie ( di cui il Gallo è il simbolo), «questo non per colpa dei cacciatori perché il Gallo cedrone grazie al cielo da anni è protetto, però si indica anche qui l’invadenza umana, il disturbo antropico e la non cura a volte del territorio perché il Gallo cedrone ha bisogno di aree libere che non ha più se il bosco viene avanti. questo per dire che le problematiche del rapporto uomo- animale, e non lo scopriamo adesso, sono complesse , ma bisognerebbe farci attenzione a partire dai piccoli gesti».

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