Cronaca / Morbegno e bassa valle
Domenica 12 Gennaio 2025
Il cardinale Cantoni: «Don Roberto santo? Ci sono le premesse per iniziare il suo processo di canonizzazione»
«Una vasta eco e una forte risonanza hanno suscitato e continuano a suscitare l’uccisione di don Roberto Malgesini, la cui fama si è protratta di anno in anno, fin dal giorno della sua morte, il 15 settembre 2020. Credo che siano sufficienti le premesse per poter incominciare il processo canonico per una sua beatificazione, ora che stanno per scadere i tempi previsti oltre i quali è consentito iniziare il processo di beatificazione».
Poche parole, pronunciate sabato mattina dal cardinale Oscar Cantoni, ma dal grande peso. Per esprimere che l’intento della diocesi di Como è quello di avviare l’iter affinché possano essere riconosciute le virtù eroiche del sacerdote, originario di Regoledo di Cosio, che aveva scelto di dedicare la sua vita ai piccoli della società, ai poveri che vivevano - e ancora vivono - per le strade di Como. Fino a essere ucciso nel settembre di cinque anni fa. Proprio il periodo richiesto dal Dicastero vaticano delle Cause dei Santi perché si possa aprire la fase diocesana della causa di beatificazione e di canonizzazione. Il vescovo Oscar, dunque, ha manifestato un intendimento che non potrà compiersi fino a dopo il prossimo 15 settembre. E lo ha fatto mentre era in assemblea, nell’auditorium del Pontificio collegio Tolomeo Gallio di Como, con i collaboratori pastorali delle parrocchie della città in occasione della visita pastorale che ha condotto a partire da giovedì sera e fino al tardo pomeriggio di domenica. Quando ha incontrato il cosiddetto “mondo della carità”, che a Como si spende anche sull’esempio di don Roberto Malgesini. Legatissimo al sacerdote valtellinese (nato a Morbegno il 14 agosto 1969 e ordinato il 13 giugno 1998), tanto da seguirne il cammino anche mentre era vescovo di Crema, il cardinale Cantoni al suo arrivo in diocesi, nel 2016, lo aveva confermato nel servizio ai poveri che don Roberto aveva concordato nel 2008 con il vescovo Diego Coletti.
E il mattino dell’omicidio, subito accorso in piazza San Rocco, dove don Roberto giaceva esanime, aveva espresso il «forte orgoglio della Chiesa di Como per la testimonianza di un sacerdote che ha dato la vita per Gesù attraverso gli ultimi». Ora, seppur settembre, secondo le norme canoniche, segnerà anche l’obbligo per il vescovo Oscar di rassegnare le dimissioni al compimento dei 75 anni - ma papa Francesco potrebbe confermarlo nel suo incarico -, il porporato potrà avere la gioia di aprire il processo di beatificazione di un figlio della Chiesa comense che è stato anche suo figlio spirituale. Sempre due giorni fa, il vescovo Oscar ha affermato che, come più volte ha già manifestato, «è giunto il tempo in cui è possibile ristrutturare la casa in cui don Roberto ha abitato, nella parrocchia di San Rocco, per farne un memoriale e permettere che gli ambienti siano messi a disposizione di nuovi poveri, sostenuti da quanti hanno condiviso con don Roberto il suo stile di amabile accoglienza». E in questo senso si è detto certo che «varie istituzioni cittadine e singole persone sapranno sostenere anche economicamente le ristrutturazioni necessarie», facendo capo alla stessa parrocchia, alla Caritas e, quindi, alla diocesi.
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