Cronaca / Morbegno e bassa valle
Domenica 30 Giugno 2019
«Don Diego Fognini, una vita per gli altri e per la giustizia»
Quarant’anni di sacerdozio e da quasi trenta un impegno in prima linea come operatore antidroga. Domenica scorsa la festa nella sua comunità, con l’arrivo a sorpresa di don Ciotti - «Tappa importante, avanti così».
Festa grande per i primi 40 anni di sacerdozio di don Diego Fognini che per l’occasione ha ricevuto la visita di un collega speciale, al quale è legato da anni, don Luigi Ciotti. Oggi alle 11 nella parrocchia di Categgio si celebrerà una Messa per questa ricorrenza, ma domenica scorsa don Diego, parroco e operatore antidroga attivo da quasi trent’anni con la comunità territoriale e di accoglienza “La Centralina” a Cermeledo, un’autorità nell’impegno al contrasto dello spaccio e delle sostanze e nell’accoglienza degli ultimi, insegnate amatissimo, è stato festeggiato a casa, nella sua comunità. Ospiti, amici, la sorella Lucia e i preti che sono stati ordinati con lui gli hanno regalato una giornata gioiosa e una bella sorpresa, l’arrivo di don Luigi Ciotti, ispiratore e fondatore del Gruppo Abele per l’aiuto ai tossicodipendenti e altre dipendenze e dell’associazione Libera contro i soprusi delle mafie, che ha concelebrato la funzione religiosa programmata per la giornata.
«Proprio non me l’aspettavo, sono stato davvero felice e ringrazio tutti per la bella giornata passata insieme - dice don Diego, che riflette sui 40 anni di attività religiosa e di vocazione -. Una tappa importante certamente e la prospettiva è di continuare, cercando di portare avanti bene il lavoro in comunità e di stare sempre vicino alla gente, è la cosa che ho cercato di fare in questi 40 anni e credo sia l’aspetto più importante dell’essere prete. Insieme a questo è indispensabile ci sia coerenza fra la Parola che annunci e lo stare con gli altri».
Toccanti le parole di don Ciotti che hanno commosso il festeggiato. «Sono venuto molto volentieri per essere al suo fianco in questa giornata di gioia di festa e di consapevolezza - ha affermato don Ciotti -. A lui voglio molto bene, anche se ci si incontra un po’ di sfuggita, perché è un sacerdote di una Chiesa che parla chiaro senza reticenze e non si limita a predicare il Vangelo, ma lo vive nella sua ricerca di verità, nel suo impegno contro le ingiustizie, violenze, gli abusi di potere». E ancora: «Don Diego ti voglio bene perché ho ascoltato anche oggi come hai insegnato a tutti noi il Vangelo. Vangelo che è uno strumento di giustizia, di affermazione della dignità e della libertà umana. Don Diego è sempre andato incontro alla speranza di giustizia di ogni persona al di là delle fedi, degli orientamenti culturali e gli voglio bene perché ho trovato nella sua fantasia, nella sua creatività e nei suoi colori con cui si veste sempre, perché è sempre molto colorato, il suo specchio e la speranza di colorare la propria vita e quella degli altri». Quindi ha concluso: «E allora non chiudiamo il Signore solo dentro i tabernacoli, dobbiamo diventare capaci di incontrarlo nei tanti tabernacoli che sono dentro la vita, la storia, le fatiche delle persone. Ecco 40 anni di sacerdozio, di impegno, l’accoglienza di tutti con i propri limiti e le proprie disgrazie significa questo, significa metter in atto la Parola che illumina, che scuote, che consola, perché questo è il Vangelo: un insieme di fede, etica e impegno politico come lo definì Paolo VI: la più alta ed esigente forma di carità e di servizio per il bene comune. Quindi auguri don Diego, sono venuto qui volentieri per spezzare questo pane e per fare in modo che non sia solo chiuso in un tabernacolo».
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