
Cronaca / Morbegno e bassa valle
Giovedì 17 Aprile 2025
Cosio: pesava 180 chili, oggi è un’ultramaratoneta. La storia di Stefano Messina
Cosio Valtellini
Il valtellinese che è stato capace di rendere l’impossibile possibile. La storia di Stefano Messina merita di essere conosciuta, un esempio di come la tenacia e la forza di volontà possano fare miracoli quando si crede fermamente in quello che si sta facendo e volendo. Messina, classe 1972, di Cosio Valtellino, non solo è riuscito a stravolgere il suo stile di vita passando dal pesare 180 chili a 80 e dedicandosi a correre gare estreme che mettono alla prova i limiti del corpo e della mente e si svolgono in ambienti estremi. L’impresa appena compiuta dal valtellinese è da incorniciare.
Messina è entrato nella leggenda dell’Ultra Trail partecipando e riuscendo a completare la Marathon Des Sables, 250 chilometri da percorrere nel deserto del Sahara in sette giorni, con sei frazioni da affrontare e un giorno di riposo e in condizioni di temperatura in alcuni momenti folli. In questa manifestazione, considerata una delle ultramaratone più dure e leggendarie del mondo, ogni atleta doveva portare con sé lo zaino con tutto lo stretto necessario per adattarsi a qualsiasi situazione, gli organizzatori mettevano a disposizione dei partecipanti solamente 6 litri di acqua al giorno. Con un allenamento specifico Messina si è preparato in maniera perfetta e maniacale all’evento, curando ogni dettaglio. Il suo risultato è stato straordinario: oltre ad essere stato in grado di completare la gara, nonostante alcuni momenti veramente difficili, è arrivato al traguardo in 250esima posizione, su 1000 partecipanti.
«Arrivare alla fine della gara è stato un momento memorabile – racconta l’ultramaratoneta di Cosio Valtellino -, perché si tratta della corsa più estrema del deserto. Per ogni atleta che giunge al traguardo è già un successo. La 250esima posizione finale tra gli uomini è un grandissimo risultato. C’erano atleti da tutto il mondo, eravamo solamente una trentina di italiani. Quando sono arrivato alla fine non sono riuscito a metabolizzare quello che stava accadendo, c’erano già i pullman pronti a portarci a casa». Per preparare questa gara infernale Messina ha potuto contare sull’aiuto di Francesca Canepa, una delle ultramaratonete italiane più titolate, conosciuta un anno fa.
«Mi ha istruito per far sì che potessi centrare questo risultato. Senza di lei non avrei avuto la condizione mentale e fisica per affrontare questa sfida. Ha condotto una preparazione specifica sulla mia persona». L’atleta valtellinese è poi stato grato del gesto fatto da Francesca, che ha concluso con un grandissimo sesto posto tra le donne la sua performance: «Francesca è tornata indietro e ha percorso con me gli ultimi 300 metri della gara, per me è stato sicuramente il momento più gratificante. Lei non aveva mai fatto per nessuno un gesto di questo valore».
Non ci sono dubbi su quale sia stata la fase più difficile per il valtellinese, quando il suo fisico è stato sottoposto allo sforzo più estremo: «Il tappone corrispondente alla quarta frazione, della lunghezza di 82 chilometri, ci ha messo veramente a dura prova. Al 62esimo chilometro gli organizzatori ci avvisano che all’arrivo si è scatenata una tempesta di sabbia e ci consigliano di fermarci e di riprendere una volta passata la tempesta. Io avevo però un obiettivo e ho deciso di non fermarmi. Rimaniamo in cinque, io, due inglesi, un irlandese e una ragazza spagnola. Proseguiamo con l’intento di raggiungere l’ultimo check point, che si trova a otto chilometri dall’arrivo della tappa. Vedevamo all’orizzonte la tempesta di sabbia che ci veniva incontro. Ho iniziato a correre più veloce che potevo e a tirare il gruppetto. Ad un tratto i due atleti inglesi e l’irlandese decidono di fermarsi perché stremati, resiste solamente l’atleta spagnola che grazie ai miei incitamenti riesce ad arrivare all’ultimo check point, poi però decide di sostare perché priva di energie fisiche. Decido di non fermarmi ancora, ma quando sono a 2 chilometri e mezzo dal traguardo la mia mente e il mio fisico mi abbandonano. Sono andato completamente in crisi, ci impiego 45 minuti a fare quei 2,5 chilometri. Non mi ricordo praticamente nulla di quei 45 minuti, ho chiamato mia moglie per cercare un po’ di forze e un po’ di conforto. Alla fine ce l’ho fatta a raggiungere il traguardo, mi dirigo subito in una tenda che scambio per la mia, per lo stato confusionale in cui emi trovavo». Messina ci tiene a ringraziare chi lo ha supportato in questa avventura: «Voglio ringraziare per il sostegno la società sportiva StraLugano, la Pro loco di Morbegno, la farmacia Zecca di Regoledo e Hylmi Baraplaku, titolare della palestra Sunny Fitness By Hylmi che mi ha seguito passo dopo passo».
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