«Con Mario mai una lite,
e ora cosa faccio?»

Parla la compagna di Ciaponi, 77 anni, trovato morto dalla donna il 15 dicembre nella sua abitazione. Teresa Possidente, 63 anni, è stata aiutata da un amico: «A Milano non ho un posto dove stare, vivrò da clochard»

La segnalazione arriva, puntuale, attorno alle 10 di domenica 22 dicembre e si rivelerà precisa: «Venga al supermercato U2 di Talamona e può incontrare la convivente di Mario Ciaponi, l’ex panettiere di 77 anni trovato morto una settimana fa in casa. È accompagnata da un amico a fare la spesa...». Alla voce che chiama al nostro cellulare chiediamo una sommaria descrizione dei due e, senza perdere tempo, raggiungiamo l’esercizio commerciale. La incrociamo, in effetti, nella galleria, dove ci sono il bar, la parrucchiera e altre attività, nello spazio d’ingresso al market: «Condoglianze signora per la perdita di Mario». E al cronista che si qualifica dice: «L’avevo scambiata per un parroco, per i suoi modi, non per un giornalista, ma la capisco che faccia domande, è il suo lavoro».

«Quella domenica 15 dicembre - racconta Teresa Possidente, 63 anni - sono rincasata al pomeriggio dopo essere stata a Milano in autostop. La porta d’entrata era socchiusa, semiaperta. In quel momento ho iniziato a preoccuparmi un poco. Ho subito chiamato Mario: “Mario, Mario dove sei?”. L’ho trovato poco dopo steso sul pavimento in un mare di sangue, che spavento. Non ho toccato nulla. È stato dato l’allarme. Quando la dottoressa Paniga e i soccorritori del 118 sono arrivati non hanno avuto dubbi: “Si tratta di una morte accidentale, una caduta forse per un infarto, un improvviso malore”. La penso così anche io. Non comprendo il perché dell’autopsia e degli esami tossicologici...».

A volte un decesso sembra determinato da una causa all’apparenza chiara, ma poi così non è: ecco perché la Procura di Sondrio, diretta da Piero Basilone, con l’indagine dei carabinieri coordinata dal magistrato Giulia Alberti, non vuole lasciare nulla al caso. La sorella dell’ex panettiere deceduto, Cesarina, 69 anni, nei giorni scorsi ci aveva dichiarato: «Spero sia morto per un infarto, non per un omicidio».

Le chiedo quando si sono conosciuti e dove e se la donna fosse da tanti anni convivente con Ciaponi. «Ci siamo conosciuti in un bar di Milano spiega Possidente - , nel quartiere Famagosta, che frequentavo. All’epoca risiedevo nel capoluogo milanese. È subito scoccata la classica scintilla fra noi, ci siamo piaciuti. Mi sono trasferita a vivere con lui a Talamona: eravamo insieme da 18 anni. Non sposati, ma come se fossimo marito e moglie. Gli ho sempre voluto bene: quando aveva problemi di salute mi occupavo io di lui, dei farmaci, di assisterlo, di tutto. Non l’ho mai trattato male. Andavamo d’accordo, non c’erano ragioni per litigare».

È stata ascoltata dai carabinieri di Morbegno? «Più di una volta. La domenica del decesso di Mario sono stata trattenuta nella loro caserma sino all’una di notte. Sono stati gentili con me. Avevo avuto un calo di zuccheri, mi sentivo svenire e mi hanno offerto una brioche alla marmellata e poi qualcosa d’altro, oltre a una bevanda calda, per farmi riprendere. Mi hanno chiesto se avesse nemici e ho risposto che non mi risulta. Dovrò tornare dai carabinieri a chiedere di togliere i sigilli del sequestro per farmi entrare nell’abitazione a recuperare il caricabatterie e i miei vestiti».

E aggiunge: «Ora il mio amico Mauro Luzzi, che mi sta ospitando a casa sua, vuole che vada via. Sarebbe stato meglio fossi morta io. Io a Milano non ho una casa, non ho nessuno, finirò su una strada, a vivere come una clochard...». Ma Luzzi è stato come un buon samaritano, le ha teso la mano, per non abbandonarla, per sostenerla. «Prima della pensione lavoravo per l’impresa Simonetta - racconta l’uomo -: badile e piccone per lavori nell’edilizia in Valtellina. La Teresa l’ho aiutata. Ma adesso basta. Di più non posso fare. Le ho suggerito di rivolgersi al Comune o alla Caritas, per chiedere un sostegno». E i due, finita la spesa, si avviano verso la Punto grigia del pensionato, vecchio modello, lasciata in fondo al secondo parcheggio del supermercato per vivere insieme, sotto lo stesso tetto, un altro giorno, forse l’ultimo.

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