Cronaca / Morbegno e bassa valle
Sabato 18 Gennaio 2025
Civo, il terribile racconto:
«Noi, vittime di un tentato omicidio»
Dopo il rogo del 2 dicembre la famiglia d’origine indiana ha un alloggio provvisorio: «L’incendio era doloso»
«Siamo stati vittime di un tentato omicidio su cui ora stanno indagando i carabinieri. Non siamo morti, intrappolati fra le fiamme, e dobbiamo dire grazie alla prontezza d’animo e all’intuito del mio bambino più grande, di otto anni, che in bagno alla mattina presto, attorno alle 6.45, se non ricordo male, si stava preparando perché come tutti i giorni avrei dovuto accompagnarlo a scuola in paese. “Papà si sente una gran puzza di bruciato dalla finestra e anche degli strani scoppiettii”, mi disse entrando nella mia camera da letto. Stava, infatti, bruciando l’intero magazzino al piano di sotto dove era presente pure della legna e, in brevissimo tempo, le fiamme si sarebbero alzate sopra dove abito con mia moglie, suo cugino maggiorenne e l’altro nostro bambino di quattro anni. Abbiamo fatto appena in tempo ad abbandonare l’edificio e a metterci tutti, miracolosamente, in salvo. Poi c’è stato il tempestivo intervento dei pompieri del distaccamento di Morbegno, per l’opera di spegnimento».
A parlare, a distanza di parecchi giorni da quel terribile 2 dicembre scorso, è Balbir Singh, 41 anni, di nazionalità indiana e da tanti anni trapiantato in Valtellina, dove sta lavorando come operaio addetto agli imballaggi per un’importante impresa di Andalo Valtellino. Lo incontriamo all’imbocco della strada per la Valgerola, a Morbegno, dove ora si è trasferito con la famiglia all’interno di un appartamento che potrà continuare a occupare ancora per poco tempo, prima di doverlo restituire al proprietario. Poi ci ha accompagnato a Serone, frazione di Civo, dove c’è l’edificio fortemente danneggiato dal fuoco.
«Con mia moglie Kaur Sharanjeet di 35 anni, che sta cercando un lavoro e ancora non parla bene l’italiano perché ha abbandonato la scuola che qui stava frequentando per imparare la lingua, per seguire da vicino i bambini piccoli, i nostri figli e il cugino di lei ci siamo spostati in città grazie all’aiuto dei genitori degli altri alunni della scuola di mio figlio maggiore che ci hanno trovato un alloggio provvisorio dove stare - racconta in un italiano perfettamente comprensibile Balbir -. La casa a Serone è stata dichiarata inagibile ed è sotto sequestro imposto dalla Procura. Il giorno dopo l’incendio sono andato alla caserma dei carabinieri di Traona e ho presentato denuncia. E ho saputo anche dai Vigili del fuoco che si è trattato, senza ombra di dubbio, di un rogo di origine dolosa. Sono venuti a Civo, a indagare, anche gli esperti del Nucleo Investigativo di Milano dei pompieri. Si pensa a fiamme alimentate da benzina o gasolio, probabilmente versati con una tanica».
Nell’immediatezza del fatto si è ipotizzato a una pista investigativa a sfondo razzista, come movente, ma che ben presto, sin dalle ore successive, è invece tramontata. «Mi sento assolutamente di escludere questa ipotesi - afferma Singh -. La gente del posto, sin da subito, ci ha accolto bene, ha dimostrato di volerci bene, mai uno screzio con i vicini, tutti gentili. Il sindaco di Civo, Barbara Marchetti, per i primi tre giorni ci ha fatto alloggiare, a spese del Comune, nell’Hotel Rezia Valtellina di Cosio Valtellino, dove ci hanno accolto con grande umanità e cortesia. Ma da allora, superata a fatica la paura, non ho più avuto notizie dai carabinieri: vorrei sapere come stanno proseguendo le indagini».
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