Cronaca / Morbegno e bassa valle
Martedì 27 Giugno 2017
Che sorpresa in Val di Pai, i ponti sono addirittura tre
In attesa dell’infrastruttura che a breve sostituirà quello del 1927. Restaurato di recente, l’antico passaggio in muratura sarà valorizzato.
C’è un ponte antico nel profondo della Val di Pai, fino a poco tempo fa nascosto dagli arbusti e ora riportato alla luce grazie all’intervento dell’Ecomuseo e l’interessamento di alcuni privati con un’opera di restauro conservativo.
Mentre tutti gli occhi sono puntati in alto al nuovo ponte strallato in via di completamento che sostituirà quello del 1927 lungo la strada provinciale, in pochi sanno che esiste questo terzo ponte, il più antico e posto ad una quota più bassa rispetto a quelli più recenti. Proprio dal ponte oggi in uso si scorge quello restaurato, ad un unico fornice a tutto sesto, alto circa 20 metri dal letto del torrente e lungo altrettanto, realizzato in muratura.
«Fin dal Trecento, gli antichi documenti segnalano la presenza di una strada di valle che percorreva il versante sinistro della Valle del Bitto, collegava fra loro Gerola, Pedesina, Rasura e Sacco e da qui scendeva poi con varie diramazioni ai centri della pianura, in particolare Cosio Valtellino e Morbegno - spiega l’architetto Alessandro Caligari che ha seguito il progetto e l’esecuzione dei lavori di restauro - Il maggiore ostacolo naturale presente sul tracciato è sempre stato costituito dalla Val di Pai, che separa i territori comunali di Gerola e di Pedesina. Le ripide pareti rocciose della valletta non hanno mai permesso il collegamento diretto dei due paesi sulla stessa linea altimetrica, ma hanno costretto o a salire nel versante della montagna per raggiungere la frazione di Ravizze o a scendere per cercare l’attraversamento ad una quota inferiore. Nei tempi più antichi la strada scendeva fino alla confluenza della Val di Pai con il Bitto. Successivamente era stato realizzato un passaggio ad una quota superiore, scavando una scala nella roccia e realizzando un ponte in legno. L’attraversamento diretto della Val di Pai con il ponte in questione, di cui è stato eseguito il restauro, è sicuramente avvenuto nell’Ottocento, ma non è stato possibile finora trovare documenti diretti sulla costruzione del manufatto».
Il precario stato di conservazione del ponte e ancora di più l’inaccessibilità dovuta alla distruzione della via cui si collegava, hanno imposto un restauro “a rudere”, «cioè - spiega Caligari - che si limitasse a fermare il degrado del ponte e proteggerlo dalle aggressioni degli agenti esterni, senza opere di ricostruzione. L’esecuzione, affidata alla ditta dei fratelli Molta, ha richiesto particolare impegno nella gestione della sicurezza che ha obbligato le maestranze a lavorare costantemente imbragate ed ancorate ad un cavo d’acciaio, sospeso da un capo all’altro del ponte».
«I lavori - aggiunge - hanno portato alla luce tratti della pavimentazione in acciottolato della strada originale, ancora deformata dall’antico passaggio dei carri - spiega il progettista -. A conclusione dei lavori sul ponte è stato steso un “manto” di malta di calce di colore bruno che, pur lasciando emergere le pietre, lo protegge dalle aggressioni del tempo». Attualmente, conclude, «le opere sono terminate e il ponte è tornato nelle disponibilità dell’Ecomuseo della Valgerola, per la sua valorizzazione».
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