Cronaca / Morbegno e bassa valle
Venerdì 01 Dicembre 2017
Avanti e indietro per ore
Tragico viavai dall’officina
In tredici minuti è uscito dalla ditta ed è tornato senza il cadavere
Carabinieri impegnati nelle ricerche in un raggio di pochi chilometri
A mettere in allarme i carabinieri era stato quel biglietto, trovato nella casa di Regoledo di Cosio, in cui Nicola Pontiggia e Svetlana Balica avevano vissuto per anni come una coppia serena. «Sei entrata nella mia vita e ci resterai per sempre. Ti amo» si legge nel foglio scritto dall’uomo nello stesso giorno in cui è stato trovato morto sotto il camion con il quale lavorava. Un messaggio indirizzato alla moglie della quale non si avevano più notizie da due giorni. Una dichiarazione di amore eterno, ma anche un lugubre presagio.
Anche i movimenti di Nicola, quel 2 novembre, non fanno pensare a niente di normale. Il viavai dalla sede della Castelli, a Morbegno, comincia alle 6,20. E non è neanche un normale giorno di lavoro: la ditta è chiusa per ferie, c’è il ponte per la festa di Ognisssanti. Alle 6,51 Nicola Pontiggia se ne va dall’azienda, non a bordo della sua Seat Leon con la quale è arrivato, ma con la Fiat Punto aziendale sulla quale ha appena caricato il corpo della moglie, come si è visto dalle immagini delle telecamere. Farà rientro tredici minuti più tardi, alle 7,04. Da solo.
È questo l’intervallo di tempo, ristretto, nella quale l’uomo si è liberato del corpo di Svetlana, che quindi non può essere molto lontano. I carabinieri lo hanno cercato anche ieri e ricominceranno a cercarlo anche nelle prime ore di questa mattina.
Alle 7,30, mentre sta armeggiando attorno agli effetti personali di Svetlana, Nicola deve interrompersi perché il titolare lo chiama per chiedergli una cortesia: accompagnare sua moglie a Colico per ritirare un’auto. Attorno alle 9,06 però l’uomo è ancora alla ditta. Alle 9,08 esce per 49 minuti. È in questo momento che effettua una telefonata al numero della moglie, facendo squillare il telefono a vuoto. Poi rientra alle 9,57. Alle 10,02 esce ancora. Altra telefonata a vuoto, fatta per poter raccontare alla ex moglie, in tarda mattinata: «Ho provato a chiamarla più volte, ma non mi risponde. L’altro giorno avevamo litigato e lei ha buttato per terra l’anello e gli orecchini che le avevo regalato».
Alle 10,15 rientra ancora, poi è in tarda mattinata che va dalle ex moglie e si sfoga dicendosi preoccupato per Svetlana. Rientra alle 13,50 sempre con la sua Seat. Poco dopo il finto incidente, architettato forse per cancellare la vergogna del delitto, forse per permettere ai parenti di incassare i soldi dell’assicurazione sulla vita del quale è titolare e che non copre il caso di suicidio.
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