Cronaca / Morbegno e bassa valle
Giovedì 07 Settembre 2017
A scuola? 1.500 alunni ci andranno da soli
Presentato ieri dai dirigenti delle scuole di Morbegno, Traona, Talamona, Ardenno e Cosio Valtellino. Istituti, Comuni e famiglie saranno impegnati nel processo di autonomizzazione dei bambini di quarta e quinta.
Partirà a settembre per entrare a pieno regime a ottobre il progetto “ A scuola andiamo da soli” che riguarda la possibilità di entrare e uscire da scuola, senza accompagnatori e in sicurezza, per i bambini della primaria delle classi quarte e quinte.
Un progetto che coinvolgerà 1.500 alunni delle scuole di Ardenno, Cosio Valtellino, Morbegno, Talamona e Traona, che è stato condiviso anche dai Comuni del comprensorio e che mira a coinvolgere studenti, famiglie, ma più in generale la cittadinanza intera. Lo hanno illustrato ieri Marco Vaninetti dirigente dell’istituto comprensivo Damiani di Morbegno e di Traona, Fausta Svanella dell’istituto Spini-Vanoni, Luciano Varenna del comprensivo di Cosio Valtellino, Elisa Gusmeroli del comprensivo di Ardenno con gli amministratori comunali Anna Tonelli (Cosio Valtellino), Lidia Moretto (Morbegno), Piero Feruda (Buglio); Marcello Busi (Traona), Stefania Angileri (Val Masino) e Carlotta Molatore (Mantello). La proposta prende spunto dal progetto ideato dalla Città dei bambini e da “A scuola ci andiamo da soli - manuale operativo per cominciare a restituire la città ai bambini e i bambini alla città” finalizzato a rendere le città a misura di bambino e favorire l’autonomo spostamento dei piccoli allievi, analogamente a quanto avviene già in molti altri paesi.
Contrariamente a quanto stabilito in materia dalle scuole di Sondrio che hanno adottato un giro di vite imponendo la vigilanza dei genitori o di loro delegati su ingresso e uscita da scuola, il Morbegnese ha optato per un approccio differente, «ma non significa: adesso liberi tutti -. ha tenuto a precisare Vaninetti -. Non ci sembrava giusto però applicare in modo ottuso la norma dell’obbligo di accompagnamento né tanto meno ignorarla, si è quindi pensato a una vigilanza diffusa sul territorio. Perché è fondamentale il contesto in cui si opera: se è un contesto sensibilizzato, lo riteniamo sicuro. In realtà come le nostre, del tutto differenti dai grandi centri metropolitani, è normale che i bambini percorrano brevi tratti da soli e allora credo abbia un senso rendere più flessibili le norme avvicinandole alla comunità in cui vengono applicate».
Quindi a casa da soli sì i bambini di quarta e quinta (dalla prima alla terza permane l’obbligo di accompagnamento), ma in un contesto sicuro dove i bambini non vanno protetti, ma “armati”, dotati cioè di strumenti, di abilità, di autonomia. La sicurezza dei bambini dipenderà dalla scuola, attraverso l’educazione ambientale, stradale, civica e alla salute.
Ma anche dal Comune, che dovrà attuare interventi strutturali per la messa in sicurezza degli itinerari pedonali casa-scuola; ma anche campagne informative, messe a disposizione della polizia municipale per interventi di educazione stradale. Poi naturalmente le famiglie chiamate a ruolo attivo nel progetto di sensibilizzazione nel percorso di responsabilizzazione dei bambini.
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