Il Lario si apra al turismo slow
Kiki Deere, giornalista di viaggio di “The Telegraph”: «Meta top del glamour, ma per incentivare soggiorni più lunghi occorre abbassare i prezzi e allungare la stagione»
Non solo le “celebrities”, per fortuna, orientano i turisti verso il lago di Como. Ci sono anche giornalisti di viaggio che riescono a spostare numeri significativi di persone, perché scrivono su testate di prima grandezza, andando oltre la superficie dei post di Instagram. Kiki Deere è autrice, tra le altre cose, di una guida al lago di Como scaricabile dal sito di “The Daily Telegraph”, uno dei maggiori quotidiani inglesi. Recentemente anche il “National Geographic” le ha affidato “a seasonal guide to Lake Como”, ovvero una vademecum per scoprire il Lario d’estate. Ma lei è convinta che il nostro lago meriti di essere visitato tutto l’anno e con un approccio slow, che spinga a rimanerci di più e ad assaporarne gli angoli nascosti. Anche in questo ha dato il suo contributo, inserendo nel libro “La storia del mondo in 500 camminate d’autore” (edito in Italia da Rizzoli) la Lake Como Poetry Way e Bellano sulle orme di Vitali.
“Qui una volta venivano tanti inglesi” dice Annie Girardot in una scena del film “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti davanti all’hotel Grande Bretagne di Bellagio, oggi in fase di ristrutturazione. C’è un legame storico particolare tra i turisti britannici e il lago di Como?
La zona degli “Italian Lakes”, come la chiamano gli inglesi, è diventata una meta ambita dai tempi del Grand Tour. I viaggiatori britannici rimasero affascinati dai panorami mediterranei di acque blu intenso, palme ondeggianti, piccoli borghi di pescatori e bellissimi giardini - uno spettacolo impressionante in primavera, quando si infiammano in un tripudio di colori, con piante esotiche che cadono verso la riva.
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