Il cugino
di stendhal
a zonzo
sul lario

Le “affinità elettive” intese come attrazione e richiamo degli opposti, diceva giustamente Goethe, che sulla loro più intima essenza ha modellato un magnifico quanto disorientante romanzo, sono un fenomeno misterioso. Ma forse è proprio per questo motivo che esprimono taluni tratti di fondo della condizione umana, soprattutto una certa sua sorgiva dimensione enigmatica, sfuggente, non immediatamente riconducibile alle categorie della ragione, della verità e della verosimiglianza.

Henri Beyle alias Stendhal e Romain Colomb costituiscono un tipico esempio di affinità elettiva, perché è piuttosto difficile immaginare due caratteri così distanti l’uno dall’altro ma anche così vicini, non solo e non tanto per il vincolo di parentela che li univa. Erano infatti quasi coetanei e lontani cugini, ma la loro parentela si è trasformata fin da subito in amicizia e complicità, in particolare durante gli anni decisivi dell’infanzia e dell’adolescenza trascorsi insieme all’“École centrale” della natia e odiamata Grenoble.

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