Una lapide perduta. E ritrovata per caso mezzo secolo dopo l’ultima esposizione. Una scoperta rivelatasi però di fondamentale importanza per riportare alla memoria figure eroiche di giornalisti - soldato nella Grande Guerra, caduti per le atrocità del conflitto e finiti nell’oblio. Sono 267 i giornalisti rintracciati, il nome di 83 di loro è inciso sulla lapide rinvenuta. Stuparich, Serra, Battisti, Gallardi, Boccioni, Niccolai, Umerini. E poi gli altri, tra cui 51 direttori di giornali del tempo.
«È stato davvero un caso del destino» racconta Pierluigi Roesler Franz, decano del giornalismo italiano, per dieci anni al “Corriere della Sera” e per venticinque a “La Stampa”. Con il ricercatore universitario Enrico Serventi Longhi ha dedicato a questa vicenda il libro “Martiri di carta” (Gaspari Editore). «Tra i numerosi giornalisti mi ha colpito la storia del sacerdote-giornalista di Como, don Gino Daelli. Uomo di energia vulcanica, del giornale diocesano “L’Ordine” è stato, per oltre trent’anni, direttore».
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