Il mondo globale è finito: «Sarà un inverno difficile»

Intervista Marco Gilardoni, al vertice della Gilardoni Raggi X di Mandello, tre divisioni e tutte con una crescita a due cifre: «Mai andati così bene, ma ora uno scenario di grande incertezza. Speranza nel nuovo governo»

È in atto una forte crescita di attenzione al tema della sicurezza, con chiari segnali che ritengo saranno colti anche dal nuovo governo con maggior rigore e un ritorno alla volontà di capire se ci sono settori e istituzioni intesi come centri di produzione strategici per l’Italia, quali ospedali, centrali elettriche e telecomunicazioni, da gestire con maggior cautela a favore della sovranità nazionale. Tutto ciò che sta accadendo nella geopolitica mostra che non c’è più un mondo globalizzato bensì ci sono almeno tre poli sempre più in contrasto fra loro per affermare la propria egemonia».

Le parole sono di Marco Gilardoni, presidente e ad di Gilardoni Raggi X di Mandello del Lario, azienda in cui anche grazie al lancio di nuovi impianti, «per la prima volta nei 75 anni di storia aziendale i tre settori di produzione (sicurezza, controlli industriali, medicale) crescono contemporaneamente a doppia cifra», ci dice l’imprenditore alla guida dell’azienda di 235 dipendenti.

Le nuove barriere di egemonia freneranno anche gli scambi commerciali internazionali?

La nuova polarizzazione farà rallentare l’export perché ogni polo e ogni nazione vorrà rendersi indipendente in tutto ciò che è strategico. Ciò avrà un impatto sulla catena logistica, dove già oggi ci troviamo di fronte a situazioni che rasentano il comico: di recente abbiamo chiesto a un nostro grande fornitore, Intel, 150 chip, che un simile colosso produce probabilmente in un attimo: ci è stato detto che la consegna sarà fra 99 settimane. Commesse e produzione per la nostra azienda stanno andando bene, ma temo che a breve ci si possa attendere cambiamenti nella politica europea e mondiale anche per le incerte conseguenze che potrebbero arrivare dal referendum in Donbass. Non spetta a noi industriali entrare nella parte politica, ma siamo preoccupati per l’impatto sull’industria, sull’economia e sul benessere delle persone nell’inverno in arrivo. E con i Verdi che sono pure contrari all’accensione dei camini. Da marzo 2023 il prezzo del petrolio esploderà perché finiranno le scorte strategiche americane: va benissimo la transizione ecologica con eolico e solare, ma purtroppo l’Italia ha del tutto perso il treno sul nucleare.

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