
L'analisi del
Dna antico
ha permesso di ricostruire l’origine degli
abitanti
di
Cartagine
, l’antica città fondata nel
IX secolo a.C.
sulla costa dell’odierna Tunisia, avversaria di Roma nelle famose guerre puniche: il Dna estratto dai resti di
210 individui
rinvenuti in
14 importanti siti archeologici
di Medio Oriente, Nord Africa, Sicilia, Sardegna, Penisola Iberica e Ibiza ha infatti rivelato che
i Cartaginesi non erano imparentati con i fondatori della loro città, i Fenici
, dai quali hanno
ereditato solamente la cultura
. Lo studio
pubblicato
sulla rivista Nature mostra, invece, che gli
abitanti di Cartagine
e delle sue
colonie
avevano un’
elevata diversità genetica
: ciò indica che si mescolavano con molte popolazioni provenienti da luoghi lontani, principalmente dalla
Sicilia
e dalla
Grecia
.
I risultati si devono alla ricerca internazionale che vede un
importante contributo
anche dall
’Italia
, coordinata da David Reich di Università di Harvard, Centro di ricerca Max Planck-Harvard per l'archeologia del Mediterraneo antico di Lipsia e Broad Institute di Mit e Harvard, e da Harald Ringbauer, sempre di Harvard e Istituto Max Planck. Allo studio hanno contribuito inoltre Ilan Gronau dell’israeliana Reichman University, Carles Lalueza-Fox dell’Istituto di Biologia Evoluzionistica di Barcellona, Ron Pinhasi dell’Università di Vienna, David Caramelli dell’Università di Firenze e Alfredo Coppa delle Università di Vienna e della Sapienza di Roma. Hanno partecipato anche le Università di Palermo, Bologna e Cagliari, il ministero della Cultura e la Fondazione Giuseppe Whitaker di Palermo.
Nonostante siano abbondanti le prove archeologiche di legami culturali, storici, linguistici e religiosi fra Cartaginesi e Fenici, i risultati della ricerca indicano che i Cartaginesi avevano pochissimi legami di parentela con i Fenici e che il loro profilo genetico era molto simile a quello delle popolazioni di Sicilia e in Grecia , con influenze minoritarie che arrivavano anche dal Nord Africa.
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