parirà la guerra nel quadro della storia? È una domanda alla quale la saggezza suggerisce di dare una sola risposta: qualunque sia nel futuro la sorte degli uomini, nostro dovere è di lavorare perché la guerra sia considerata, qual è, un delitto contro la ragione e contro l’amore; perché la guerra, quale mezzo di presunta risoluzione mediante la forza dei conflitti, venga bandita dal diritto comune. La storia ha visto sparire principi e condizioni creduti come connaturali all’uomo e alla società: quali la schiavitù e la servitù; ha visto spingersi sempre più lontano le aree dei conflitti armati: dai clan alle famiglie, ai feudi, alle città, alle regioni, fino agli stati ed – oggi – ai continenti.
È utopistico pensare che il globo terrestre, impicciolito dai mezzi di comunicazione moderni, si concreti in principi comuni ed in istituzioni universali capaci di convocare e vigilare la coesione pacifica delle genti? Ora è la coscienza che al quesito se la guerra potrà o no sparire dalla faccia della terra, risponde con l’invito ad operare, ciascuno e tutti, «in modo che» la guerra non debba più insanguinare il cammino dell’umanità.
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