Avrebbe potuto togliersi svariati sassolini dalla scarpa, Mario Draghi, nel suo discorso al Meeting di Rimini, uno degli ultimi da presidente del Consiglio. E a modo suo lo ha fatto, ma rigorosamente secondo lo stile “alto” dello statista, schivando il rischio di essere coinvolto in una polemica da parte di chi è stato il destinatario di uno scapaccione.
Esempio: come leggere quel passaggio in cui Draghi ricorda che prima di lui, e prima della guerra in Ucraina, l’Italia dipendeva dal gas russo quasi per la metà del suo fabbisogno, un’assurdità se si considera che “Mosca non ha dimenticato il suo passato imperiale”, un autentico attentato alla sicurezza (energetica) nazionale fatto per ragioni che Draghi si guarda bene dall’ipotizzare ma che pure tutti possono farsi venire in mente (superficialità? Interessi nascosti? Tentativo di spostare la collocazione geopolitica dell’Italia?). Una cosa è sicura per il presidente del Consiglio: questo “non deve succedere più”.
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