Nella memorabile chiusura della “Famiglia Moskat”, capolavoro del premio Nobel Isaac Bashevis Singer, con tutta probabilità, assieme a Thomas Mann, il più grande narratore del Novecento, arriva a sintesi la saga raccontata per settecento pagine e, più in generale, il destino maledetto della nazione benedetta.
Varsavia è circondata. I nazisti avanzano implacabili dalle pianure per compiere l’ultimo atto della loro missione. I superstiti di quella famiglia di ebrei tormentati si ritrovano un attimo prima che accada quello che già tutti presagiscono: «Hertz Yanovar scoppiò a piangere. Tirò fuori un fazzoletto giallo e si soffiò il naso. Stava davanti a loro confuso, vergognoso. “Non ce la faccio più. Non ho più forze”, disse in tono di scusa. Esitò un momento, e poi disse in polacco: “Il Messia arriverà presto”. Asa Heshel lo guardò sbalordito: “Che cosa vuoi dire?”. “La morte è il Messia. Questa è la verità”».
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