Situazione calcistica disperata ma non seria

È un periodo terribile. Abbiamo i carrarmati alle porte d’Europa, gli stermini in Medio Oriente, la Francia in pezzi, gli Stati Uniti in balia dei due vecchietti del Muppet Show e pure una nuova ondata di Covid. Ma, insomma, nella vita c’è di peggio. Mai stati a cena con un giornalista sportivo?

Questo curioso personaggio, che generalmente si contraddistingue per la patacca di ragù sulla cravatta e l’inquietante tendenza a distrarsi quando arriva il conto (poi ci sono tutte le eccezioni del caso, per carità: i nostri, ad esempio, sono dei fenomeni), rappresenta la vera metafora, la vera proiezione, il vero ventriloquo dell’italiano medio baffo nero mandolino, ricettore formidabile delle pulsioni del ventre molle della nazione che sembra creato ad arte per confermare il celebre aforisma di Churchill, che nutriva nei nostri confronti un disprezzo inferiore solo a quello che riservava agli indiani: «Mi piacciono gli italiani, vanno alla guerra come fosse una partita di calcio e vanno a una partita di calcio come fosse la guerra».

© RIPRODUZIONE RISERVATA